le indagini

Tragedia di Bolzano, Margherita Giordano "tradita" dalla fretta

Nel video sembra emergere il passaggio con il rosso. A tradirla forse la fretta di andare al corso di aggiornamento. I new jersey per proteggere i ciclisti dai camion all’incrocio maledetto (foto Fb Istituto pluricomprensivo Brunico)


Antonella Mattioli


BOLZANO. Dopo aver invertito le fasi del semaforo - adesso prima scatta il verde per bici e pedoni; poi per auto e mezzi pesanti, prima era viceversa - e aver installato una seconda lanterna del semaforo dedicata alle bici; ieri all’incrocio maledetto, tra corso Italia e corso Libertà, sono stati messi i new jersey di plastica. Tante le critiche di ciclisti e pedoni in quanto - dicono - il nuovo assetto, oltre ad essere arrivato in ritardo, creerebbe più confusione che altro. Ma l’assessore alla mobilità Stefano Fattor difende le scelte dei tecnici: «Adesso tutti sono esperti di viabilità. La verità è che le misure che sono state adottate hanno l’obiettivo di proteggere i ciclisti ed evitare il ripetersi di tragedie come quella dell’altro pomeriggio, in cui ha perso la vita la giovane insegnante. All’inizio della prossima settimana, quando torneranno a circolare i camion, si verificherà se la presenza dei new jersey, consente di effettuare la svolta su corso Libertà. In caso positivo verranno messe le barriere di cemento. Martedì sarà rifatta anche la segnaletica orizzontale. Però non mi stanco di ripeterlo: sarà tutto inutile se, soprattutto i ciclisti, non rispettano il rosso, come ormai pare certo sia avvenuto sia giovedì che otto giorni fa». La Procura della repubblica ha aperto un fascicolo sull’incidente in cui è morta, investita da una betoniera, Margherita Giordano, 34 anni, professoressa campana, che lavorava alla scuola Anna Frank come insegnante di sostegno. Il camionista trentino di 51 anni che era alla guida del mezzo pesante, diretto in Val Sarentino, è indagato per omicidio colposo. Ma si tratta di un atto dovuto.

Il video

Anche perché i fotogrammi del video della telecamera della vicina banca sembrano confermare la prima ipotesi, ovvero il passaggio con il rosso dell’insegnante. Un attimo di disattenzione o più probabilmente la fretta potrebbe aver tradito la professoressa che aveva appena lasciato la scuola Anna Frank di via Palermo, dove aveva iniziato a lavorare come insegnante di sostegno da settembre. Era in bici, diretta in via Manci al liceo Carducci, per partecipare ad un corso di aggiornamento. Mancava poco alle 15. Probabilmente aveva fretta perché nel giro di qualche minuto sarebbe iniziata la lezione. La telecamera la immortala, mentre arriva all’incrocio di corso Italia con corso Libertà. Il semaforo è rosso per le bici e verde per auto e camion. Ma non si ferma. Forse perché pensa di essere più veloce della betoniera e di riuscire a passare; forse perché ha i minuti contati per arrivare al liceo che è lì a poche centinaia di metri, e non si accorge che il semaforo per le bici è rosso. L’autista non vede quella bicicletta che spunta alla sua destra; non può vederla perché i camion hanno dei punti morti. Curva su corso Libertà e la vita di Margherita Giordano finisce sotto le ruote della betoniera.

La convivenza coi camion

Al di là delle responsabilità che saranno appurate dall’indagine aperta dalla Procura, l’ennesimo incidente avvenuto all’incrocio tra corso Italia e corso Libertà - l’ultimo il 16 novembre e solo per miracolo una donna di 86 anni se l’è cavata con una ferita ad una caviglia - ne conferma la pericolosità. Perché si trova sul tragitto obbligato dei mezzi pesanti. Ci sono altri percorsi alternativi, per consentire ai camion di andare e tornare dalla Val Sarentina? I presunti esperti di mobilità che in questo momento abbondano come gli esperti di calcio, giurano di sì; i tecnici del Comune così come Daniela Dal Col - vicepresidente della Cna con delega sui trasporti, titolare di una ditta di autogru a Merano, che i camion li guida - dicono che il tragitto via Roma, corso Italia, corso Libertà, via Cadorna è l’unico possibile. Semplicemente perché gli altri, che si potrebbero ipotizzare, sono anche più rischiosi. E allora cosa si può fare? Proprio la Cna, già tre anni fa, aveva avanzato una serie di proposte che erano rimaste lettera morta. Per questo più d’uno oggi in una città sotto shock per la morte della giovane insegnante, invoca la soluzione più drastica, ovvero il blocco del transito dei mezzi pesanti per le vie del centro. «Richiesta irricevibile - dice Fattor - perché i camion devono poter raggiungere la zona produttiva della Val Sarentina. Impossibile chiudere strade». Il tunnel di Monte Tondo La verità è che per liberare la città dal passaggio di decine di mezzi pesanti e scongiurare altri incidenti, bisogna realizzare il tunnel di Monte Tondo. Di cui si parla da anni, ma per il momento ci sono solo i cinque milioni messi dalla Provincia per il progetto. Quanto bisogna aspettare per realizzare l’opera? Nessuno ipotizza date, si parla ovviamente da anni. Intanto bisogna convivere con i tir cercando di limitare i rischi. A questo proposito, in questi giorni fioriscono le proposte. Tra queste c’è anche quella dell’ex assessore al traffico Roland Atz che suggerisce il metodo adottato in molte città orientali: «All’incrocio di corso Italia, corso Libertà e via Manci bisognerebbe far scattare contemporaneamente il verde su tutte le strade, per consentire il passaggio in sicurezza di pedoni e bici nelle diverse direzioni. Solo successivamente scatterebbe il verde per le auto. Il codice della strada non lo consente? A suo tempo quando abbiamo realizzato la rotonda di via Macello, abbiamo dovuto chiedere al ministero il via libera a livello sperimentale. Ha funzionato e oggi ci sono rotonde ovunque». Il ritorno in Campania Intanto sono arrivati a Bolzano i familiari di Margherita Giordano per riportarla a casa, in Campania, dove riposerà. Nel capoluogo lascia il compagno, un medico, tra i primi giovedì ad accorrere sul luogo dell’incidente. Oltre ai suoi studenti e ai tanti colleghi che, a Bolzano come a Brunico dove ha insegnato, l’apprezzavano per la preparazione e la passione che metteva nel lavoro.













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