la festa

Ötzi, i 25 anni del museo: 6 milioni di visitatori. «E adesso il trasloco» 

Kompatscher e la direttrice: «All’ex Enel finalmente ci saranno gli spazi adeguati» 


Paolo Campostrini


BOLZANO.  Dopo i 25, l’età delle svolte, capita che si abbia voglia di andare ad abitare da soli. Via, in una casa tutta propria. Sta capitando ad Ötzi, che di anni effettivi ne ha un poco di più, circa cinquemila e che quando morì, sul Giogo di Tisa, raggiungeva a fatica i 46 ed era già in giro per il mondo. Ma sono 25 anni che lo hanno fatto stare in una abitazione che non sente proprio sua, essendo stata la sede della Banca d’Italia e avendola trovata, in tutto questo tempo, abbastanza stretta.

Ed è così che, proprio nel primo giubileo, un quarto di secolo, della sua permanenza in via Museo e dell’inaugurazione della sede, tutti hanno fretta di farlo traslocare. Annunciando la sua partenza: «Siamo felici di avere individuato già la nuova sede dell’uomo dei ghiacci», ha sorriso Elisabeth Vallazza, la direttrice del Museo archeologico, ieri (28 marzo) durante la festa di compleanno per i 25 anni nell’attuale sede, «e che rivela un grande potenziale: spazi adeguati per l’accoglienza dei visitatori e per le esposizioni». E l’ex Enel, già villa Gasteiger, annidata tra ponte Druso e il carcere, è nel “mirino” di Arno Kompatscher. «Siamo pronti», ha confermato il presidente, «visto che la decisione è presa. Ma abbiate pazienza: non sarà domani. Quindi approfittiamo di questo tempo per insistere con le iniziative».

Ma probabilmente sarà dopodomani. E questo fa capire quanto il territorio e la sua politica abbiano investito sull’Iceman, visto che sono disposti a spendere quasi cento milioni per fargli fare una vita finalmente da adulto. Le ragioni ci sono tutte: oltre 6 milioni di visitatori, trecentomila l’anno scorso e forse qualcosa di più quest’anno. È lì dal 23 marzo del 1998, Ötzi. E quando arrivò, dopo una lunga diatriba con gli scopritori ( due turisti germanici, Erika e Helmuth Simon), l’immediata e sicura attribuzione di Reinhold Messner del corpo (non un soldato della prima guerra, ma un uomo dell’età del rame), le frizioni con i vicini tirolesi e la certezza che stava al di qua del confine, la mummia giunse scortata dalla polizia.

Come un carico d’oro. E oro si rivelò, nella sostanza, quell’uomo d’altri tempi, perché la sua presenza costituì un motore turistico ed economico fuori dal comune. E che continuerà ad essere sfruttato. «Immaginiamo un luogo strategico, vicino alla stazione, accanto all’Eurac e all’auditorium», ha spiegato Kompatscher, «in cui l’uomo del Similaun farà da traino ad un intero quadrante urbano, da via Druso a via Museo, al Talvera».

C’era anche la prima direttrice del museo, ieri al terzo piano, tra schermi e luci soffuse. «Quando arrivò», così Angelika Fleckinger, oggi a capo dei musei provinciali, «non immaginavamo che la mummia ci avrebbe condotto a infrangere continuamente nuovi record». Merito anche della riqualificazione della vecchia sede liberty.

«Pensiamo che questo schema, attuato qui», hanno osservato Silvano Tacus e Franco Didonè, gli architetti della ricostruzione, «abbia poi dato il via alla nuova immagine di tante altre sedi museali a Bolzano e in Alto Adige».

Insomma, anche architettonicamente, Ötzi ha aperto nuove strade. Poi la scienza. Nel 2011 a vent’anni dalla scoperta della mummia, le nuove conoscenze archeologiche e tecniche hanno consentito di ampliare lo spettro degli studi su questo tipo di reperti avviando collaborazioni con istituzioni di ricerca di tutto il mondo. Tra ricostruzioni di Ötzi assemblate da paleo-artisti e i continui aggiornamenti. Oggi, il museo non è solo Iceman: conserva reperti originali dell’età del rame, le più recenti scoperte scientifiche sulla mummia ed anche sulle mummie in generale, così come oggetti provenienti direttamente dall’archeologia glaciale.

Ieri il terzo piano del museo archeologico era affollato di vecchi e nuovi collaboratori, dei protagonisti della creazione del museo, come gli assessori Bruno Hosp e Florian Mussner e dei tecnici che hanno affiancato in questi 25 anni la mummia più famosa del terzo millennio.

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