Un secolo in montagna Il 21 marzo 1921 nasceva la Sezione Cai di Bolzano 

Un anniversario importante. Da oggi per dieci domeniche la storia del sodalizio cittadino


Fabio Zamboni


Il prossimo 21 marzo, proprio all’ingresso della primavera, la sezione bolzanina del Cai di primavere ne festeggerà cento. Un compleanno importante, per un’associazione che è imprescindibile punto di riferimento per gli appassionati della montagna. Per raccontarne la storia, da oggi e per dieci domeniche il nostro giornale darà spazio al Cai Bolzano, con parole e immagini.

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fabio zamboni

BOLZANO. Crescere senza invecchiare, aggiungendo risorse a quelle originali. E compiere cento anni festeggiando senza rimpianti, coltivando nuovi progetti. Eh sì, il compleanno tondo tondo che il 21 marzo del 2021 segnerà un traguardo invidiabile per la sezione del Cai Bolzano, è davvero importante, e merita un approfondimento della sua lunga storia. Attraverso un viaggio in dieci puntate, racconteremo in queste pagine come nacque la sezione bolzanina del Club Alpino Italiano, come è diventata irrinunciabile punto di aggregazione per migliaia di bolzanini, come è cresciuta ramificandosi e aggiungendo di volta in volta nuove sezioni e nuove attività. Punto di riferimento per tutti gli amanti della montagna, il Cai nazionale nacque ben prima: il 23 ottobre del 1863 a Torino, anche se la fondazione “ideale” è considerata quella del 12 agosto dello stesso anno, quando Quintino Sella, storico ministro delle Finanze del Regno d’Italia, assieme a Giovanni Barracco, Paolo e Giacinto di Saint Robert, completarono la storica salita al Monviso costituendo di fatto quella “libera associazione nazionale” che già nel primo statuto aveva come scopo “l’alpinismo in ogni sua manifestazione, la conoscenza e lo studio delle montagne, specialmente di quelle italiane, e la difesa del loro ambiente naturale”.

Dunque già in quel primo statuto un richiamo all’ecologia e alla sostenibilità dell’uso della montagna, ben prima che diventasse un’emergenza.

La fondazione al “Vittoria”

Ma qui parliamo della sezione Cai di Bolzano, che festeggiando i 100 anni toglie la polvere dalle notizie sulla propria nascita: le date sicure sono due, ovvero quella del 24 ottobre 1920 in cui fu “fondata” la sezione, e quella del 21 marzo 1921 in cui si tenne effettivamente l’assemblea costituente di cui porta notizia nelle sue pagine la rivista “Alto Adige” – quindicinale della Venezia Tridentina - nemmeno lontana parente dell’omonimo quotidiano che state leggendo. Fu una sala del Ristorante Vittoria di Bolzano ad ospitare la riunione costitutiva, e subito si aprì una discussione sulla gestione dei rifugi alpini - discussione destinata a protrarsi fino ad oggi e verosimilmente anche in futuro - e sui rapporti con la tedesca Alpenverein. Come sottolinea lo storico socio - per anni prima consigliere e poi segretario del Consiglio Direttivo della sezione - Vito Brigadoi nel volume scritto per gli 80 anni della sezione bolzanina, il Cai locale “era stato costituito in modo autonomo, senza pressioni politiche e nazionalistiche”, anche perché il fascismo quassù non aveva ancora preso piede. I primi anni incerti, in cui si cercò semplicemente di fare proselitismo, di aumentare il numero dei soci, furono anche quelli in cui la sezione di Bolzano riuscì a resistere a chi sosteneva l’ipotesi di accentrare a Trento in un unico ente regionale l’attività alpinistica che i trentini già esercitavano sotto le insegne della Sat dal 1872.

Perché dunque nacque la sezione bolzanina del Cai? Lo spiega bene l’avvocato Arnaldo Loner, storico socio bolzanino, presentando il calendario del centenario: “L’associazionismo appartiene alla storia dell’uomo, ha sempre rappresentato una scelta per una vita migliore. Nel caso di un’associazione come il Club Alpino Italiano, lo stare insieme nasce soprattutto da una passione comune, la passione per la montagna”.

A Bolzano i sudtirolesi avevano ed hanno tutt’ora un solido punto di riferimento nell’Alpenverein; i “nuovi italiani” che stavano emigrando qui dopo la prima Guerra mondiale avevano bisogno di un punto di aggregazione che li portasse anche a scoprire le meravigliose montagne dell’Alto Adige. Nacque così la sezione Cai di Bolzano che in questi cento anni ha continuato a crescere fino a proporre il ricco menù odierno: escursionismo invernale ed estivo; attività per bambini e ragazzi attraverso vari corsi; corsi di scialpinismo, ghiaccio, sci alpino, roccia; palestra di roccia, gruppo alta montagna e speleologia; soccorso alpino; attività corale attraverso il Coro Rosalpina; attività culturale che si articola in vari incontri pubblici corredati di filmati e mostre fotografiche; attività di biblioteca nella sede di Piazza delle Erbe; gestione dei rifugi; montagnaterapia, ovvero proposte studiate per le persone svantaggiate.

I rifugi della sezione

Tutto questo, avendo come imprescindibili punti di riferimento sei rifugi gestiti direttamente e un bivacco. La sezione bolzanina ha uno zoccolo duro di circa duemila soci, mentre ammontano a seimila quelli dell’intera provincia, iscritti nelle quindici sezioni. Per loro, ma anche per tutti gli appassionati di montagna che al Cai non sono iscritti o non sono ancora iscritti, il direttivo della sezione bolzanina ha organizzato una serie di eventi per festeggiare questi cento anni di attività. Il 26 e 27 marzo Castel Mareccio ospiterà una due-giorni fra convegni, mostre e celebrazioni varie. Nel pomeriggio del 26 il convegno intitolato “Cai Bolzano: 100 anni di Montagna, Passione e Territorio”, con relatori quali Annibale Salsa, Alessandro Pastore, Hans Heiss, Andrea Di Michele, Irene Runggaldier, Arnaldo Loner. Il 27 mattina vari discorsi di esperti e autorità, musica, una breve esibizione del Rosalpina, iniziative varie, il tutto nella cornice di una mostra su materiali d’archivio della sezione. Prevista anche la presentazione di un volumetto autocelebrativo su questi primi 100 anni del Cai. Che saranno degnamente celebrati anche con altre inziative al Teatro Comunale di Gries durante tutto il 2021: oltre a recuperare l’incontro con l’alpinista Jacopo Larcher, saranno in calendario gli incontri con Nico Valsesia (5 febbraio), Ezio Marlier (5 marzo), Angelika Rainer (16 aprile), Matteo Della Bordella (14 maggio), Compagnia Lo Stato dell’Arte (21 maggio, al teatro di San Giacomo), Andrea Lanfri (24 settembre), Federica Mingolla (22 ottobre), Anna Torretta (19 novembre) Denis Urubko (10 dicembre). Sempre di venerdì e sempre alle ore 20.30. Verrà poi prolungata fino al 30 maggio la mostra fotografica di Stefano Torrione “Alpimagia: Riti, Leggende e Misteri dei Popoli Alpini” al Museo Civico di Bolzano. Covid permettendo, sarà un anno tutto da celebrare.













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