Via Piacenza, i pensionati hanno una nuova “casa” 

Il sindacato Spi-Cgil. Durante il Covid per garantire il servizio, tavolo e sedie in strada Ora, per consentire il distanziamento sociale, a disposizione nuovi ampi spazi in tutta sicurezza


Davide Pasquali


Bolzano. «Ripartiamo, anche se non ci siamo mai fermati». Tremila iscritti, un migliaio di pratiche l’anno, c’era già necessità di spazi in precedenza, figurarsi ora con il Covid e la necessità di evitare assembramenti, specie quando di mezzo ci sono soggetti sensibili come chi è in là con gli anni. Stiamo parlando del sindacato pensionati Spi della Cgil, che ieri ha inaugurato la nuova spaziosa sede in via Piacenza 42-44. Ora la trentina di pensionati che ogni giorno si rivolgono al sindacato potranno farlo in sicurezza. Un sindacato, comunque, che virus o no non si è mai fermato. E per chi non dovesse crederci, ecco la dimostrazione: già ad aprile, la coordinatrice della sede di via Piacenza, Gabriella Rella, Covid o meno, nel bel mezzo della strada aveva posizionato un banchetto: «Sedie e tavolino, consulenze per chi aveva bisogno». Lo racconta come se niente fosse, ma il suo è stato un presidio fondamentale, in quelle settimane.

Pochi spazi per 3000 soci

Come ha spiegato ieri nel corso della cerimonia di inaugurazione il segretario Gastone Boz, «a seguito delle distanze da tenere nelle nostre sedi, lo Spi ha contribuito mettendo a disposizione del Caaf e anche dell’Inca larga parte dei nostri spazi, riducendo le presenze e gli orari. Nella sede di via Piacenza abbiamo rinunciato, sin da marzo, alle quattro postazioni che avevamo, mettendo il locale a disposizione del Caaf». Questa lega, «fra le 16 leghe e recapiti che abbiamo, è quella con il maggior numero di iscritti, oltre 3.000, e la media quotidiana, nei 220 giorni in cui siamo aperti nell’anno, è di 30 pensionati al giorno». Annualmente, in via Piacenza si macinano un migliaio di pratiche: «Cu, ObisM, controllo della pensione, pratiche per l’ottenimento della quattordicesima, delle maggiorazioni pensionistiche, assegni al nucleo, assegni di cura, legge 104, vari bonus nazionali, il welfare locale, presidi sanitari eccetera». La richiesta di assistenza, anche nel periodo Covid, è stata alta, «e alla fine Gabriella Rella con alcuni collaboratori da aprile ha deciso di assistere i pensionati organizzando delle presenze all’esterno della vecchia sede, con un tavolino e un paio di sedie».

Uno sforzo importante

Nel frattempo, lo Spi, con la Confederazione e il Caaf, si è attivato ricercando locali adatti. «Fra i tanti cui ci siamo rivolti, alla fine siamo andati all’Ipes, chiedendo che ci permettessero di usufruire di questi spazi, sfitti da tempo». L’Istituto aveva i suoi problemi: locali vuoti da anni, vecchio locatario che aveva abbandonato i locali senza alcun tipo di ripristino. Mancando le risorse, non si era intervenuti. «Era loro intenzione ristrutturare l’intero caseggiato, che ha due numeri civici a piano terra e due appartamenti al piano superiore». Nel corso degli anni però «le disponibilità economiche erano state dirottate nella ristrutturazione di altri vecchi caseggiati, barriere, domotica e nella costruzione di alloggi in periferia». Leggi, procedure e norme da rispettare, «responsabilità che noi ben conosciamo». Ma, «sin da subito, vi era una comprensione per le nostre difficoltà, una attenzione verso i pensionati di questa parte della città, e il desiderio di trovare una soluzione da parte della dirigenza e dei responsabili dell’Ipes». A fine maggio,«la segretaria generale Cgil Masera ha sottoscritto il contratto. Trovati gli artigiani, visti i preventivi con impegno di Accarrino e di Pirolo, a metà giugno si è aperto il cantiere. Con l’impegno quotidiano dello stesso Accarrino e di Stefano del Canale e la supervisione di Gabriella Rella, si sono ripuliti i locali, tolte le suppellettili lasciate dal precedente locatario, riaperte le finestre che erano state murate, risistemate le luci e messo in sicurezza l’impianto elettrico, bonificate le cantine che producevano un lezzo intollerabile, ritinteggiato, inserita una protezione antisfondamento nelle due ampie vetrine, effettuato il collaudo caldaie e dell’impianto di riscaldamento, fatta la copertura del vano distributore sigarette (prima qui c’era un tabaccaio), asportata l’insegna esterna, ripristinate le inferriate, effettuato il controllo idraulico, sistemate le serrande e l’apertura automatica delle due porte di ingresso e uscita, risistemati bagni, linee telefoniche e internet, predisposti i dispositivi sanitari. Infine, lunedì sono arrivati gli arredi».

Due mesi di lavori, «abbiamo speso tra i 20 e i 30 mila euro, ma oggi abbiamo dei locali che permettono di garantire la sicurezza, in primis ai nostri collaboratori, e poi alla gente che entra». Da oggi il centro sarà pienamente operativo.

Le rivendicazioni

«Ripartiamo con più vigore e desiderio di aiutare e assistere i più deboli, avendo presente che a settembre/ottobre vi sarà una manifestazione nazionale che i sindacati dei pensionati unitariamente stanno preparando per chiedere al governo il rispetto di quanto assicurato a gennaio sulla nostra piattaforma rivendicativa: legge nazionale sulla non autosufficienza, miglioramento della sanità, riforma fiscale con vera lotta all’evasione, giusta rivalutazione delle pensioni».













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