Vietato l’ingresso in disco allo studente tunisino

La denuncia di un giovane con cittadinanza italiana iscritto alla facoltà di Brunico «Le bodyguard non mi hanno fatto entrare, perché ho la pelle nera»


di Antonella Mattioli


BOLZANO. «Non hanno avuto il coraggio di dirmelo in faccia, ma il motivo per cui non mi hanno fatto entrare in quella discoteca, venerdì sera, è perché sono nero». Protagonista di questa brutta storia di razzismo è Jameleddine Ben Cheikh, 21 anni, studente tunisino con cittadinanza italiana che da 16 vive nel nostro Paese, più precisamente a Bergamo.

Due mesi fa si è trasferito in Alto Adige, a Campo Tures, e da lì fa la spola con Brunico, dove frequenta il primo anno della facoltà di management del turismo con l’obiettivo di diventare un giorno insegnante.

Mai nessun problema fino a venerdì quando, assieme ad un gruppetto di studenti universitari, ha deciso di trascorrere la serata in una discoteca pusterese (non mettiamo il nome del locale perché non siamo riusciti a contattare il titolare e ad avere la sua versione dei fatti, ndr) che, nel fine settimana, ha inaugurato la stagione autunno-inverno.

«Arrivati all’ingresso - racconta - abbiamo visto che era necessario avere la carta d’identità, l’amica che era con me l’aveva lasciata a casa e siamo tornati a Campo Tures a prenderla. Quindi ci siamo presentati all’entrata, ma quando è arrivato il mio turno mi sono sentito rispondere da due bodyguard che non potevo entrare. Stupito dalla risposta ho cercato di capire perché tutti gli altri - anche minorenni ai quali non è neppure stato chiesto il documento - venivano fatti entrare, mentre io dovevo restavo fuori. Mi hanno risposto che quello era l’ordine del capo».

A quel punto il giovane studente universitario la risposta se l’è data da solo: il colore della pelle.

«Purtroppo, non può esserci altra spiegazione - dice Jameleddine - perché era la prima volta che entravo in quel locale, non avevo bevuto, ero vestito come tutti gli altri ragazzi e avevo rispettato la coda. Ma era troppo imbarazzante anche per i due bodyguard dirmi quello che era il motivo vero della mia esclusione».

Dopo il rifiuto, lo studente se n’è tornato a casa e altrettanto ha fatto l’amica romana che era assieme a lui: inutile insistere, era già tutto fin troppo chiaro.

«Mi resta l’amarezza per quello che è successo: siamo nel 2016 e sinceramente non pensavo che in Alto Adige qualcuno potesse ancora venire discriminato per ragioni razziali. Finora non avevo mai avuto problemi. Se non una cosa curiosa che mi è capitata un giorno alla fermata dell’autobus. Una signora anziana, e questo forse giustifica il suo stupore, dopo avermi guardato mi ha detto: “Ma sa che non avevo mai visto da queste parti una persona con quel colore di pelle”».













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