Violenza contro le donne La foto simbolo di Maurizia
Dolore e impegno. La madre di Marcella Casagrande seduta sulla panchina rossa nella piazza intitolata alla figlia racconta il dramma di ragazze, fidanzate, mogli e madri vittime degli uomini
Bolzano. Se si potesse riassumere in una sola immagine il drammatico valore della “giornata contro la violenza sulla donne”, che si è celebrata ieri in tutto il mondo, l’immagine sarebbe senza dubbio quella pubblicata ieri, sul suo profilo facebook, da maurizia mazzotta. una foto che ritrae lei, madre di marcella casagrande, la quindicenne a cui il serial killer marco bergamo strappò la vita in un gelido pomeriggio del 3 gennaio del 1985, seduta sulla panchina rossa che, due anni fa, fu collocata nella piazza intitolata proprio a marcella. un quadro, un dipinto che parla di violenza e in cui si può scorgere l’abisso di un dolore che non può essere raccontato con le parole. quasi 36 anni sono trascorsi da quell’omicidio e le donne, di ogni età e di ogni ceto sociale, continuano a morire e a soffrire per mano degli uomini. a parlare sono i dati relativi a questi undici mesi. dati da cui si evince che, nonostante le campagne di sensibilizzazione e gli sforzi delle istituzioni, anche in alto adige, il problema è ben lungi dall’essere risolto.
Dall’inizio dell’anno, in provincia, sono state tre le donne a morire per mano di un uomo: il 30 gennaio, a morire è fatima zeeshan, pakistana di 28 anni, incinta di 8 mesi, picchiata brutalmente e poi soffocata dal marito mustafa zeeshan; il 9 marzo, barbara rauch, 28, viene accoltellata e uccisa nel suo locale da lukas oberhauser, 25 anni, che la perseguitava da tempo; il 26 ottobre scorso, in via resia, sergio francesconi, 82 anni, uccide la moglie silvana de min, 80 anni, malata da tempo. in questo ultimo caso, non si può parlare di motivazioni legate a stalking, alcol o gelosia, ma il freddo dato racconta di un uomo che comunque uccide una donna.
Per quanto riguarda i maltrattamenti contro familiari e conviventi, la questura di bolzano ha fornito i numeri relativi, invece, ai primi nove mesi del 2020: 126 contro i 128 dello stesso periodo, compreso tra gennaio e settembre del 2019. una situazione stabile, insomma. i casi di violenza sessuale, invece, sono calati da 37 a 23 e quelli di atti persecutori da 86 a 23. proprio la polizia di stato ha avviato una campagna permanente di prevenzione “questo non è amore”, finalizzata a fornire informazioni alle donne in situazione di rischio e giunta alla quarta edizione.
Con il coordinamento nazionale della direzione centrale anticrimine diretta dal prefetto francesco messina, il personale della polizia di stato a bordo dei camper dedicati al progetto, ha incontrato negli anni migliaia di persone nelle piazze di italiane fornendo informazioni, aiuto, supporto operativo. quest’anno le restrizioni covid non consentono la stessa diffusione capillare sul territorio, anche se a bolzano gli agenti si sono comunque attivati in città, ma è stata ugualmente preparata la brochure del progetto. dallo scorso lockdown, inoltre, la app Youpol, ideata per contrastare bullismo e spaccio di sostanze stupefacenti nelle scuole e scaricata negli anni da tantissimi cittadini sui propri smartphone, è stata estesa alle segnalazioni di violenza domestica. l’app dà la possibilità di trasmettere in tempo reale messaggi ed immagini agli operatori della polizia di stato. il cammino, purtroppo, è ancora lungo: dall’inizio del 2020, a livello nazionale, ha fatto registrare un aumento del 7,3 per cento, con ben 91 donne uccise nei primi deici mesi dell’anno.