val d'isarco

Bulli sotto accusa: «I genitori imparino a essere strategici» 

L’analisi dell’esperto. Gabriele Bissacco è psicologo dell’età evolutiva e lavora anche nella scuola dell’obbligo italiana  «Servono regole chiare in famiglia e vanno aiutati i genitori ad aiutare i figli. I violenti del branco? Qualcuno si recupera»


Massimiliano Bona


VAL D'ISARCO. Gabriele Bissacco è uno psicologo dell’età evolutiva, lavora nelle scuole e collabora con alcune associazioni del territorio. Genitore di tre figlie, negli anni si è trovato ad affrontare le tematiche più disparate, compresa quella degli atti di bullismo (un quindicenne fragile è stato preso di mira per la terza volta dal branco a Fortezza). A suo avviso la chiave di tutto è rappresentata dai genitori: «Vanno aiutati ad aiutare i loro figli con gli strumenti giusti e devono imparare a essere strategici nella gestione familiare».

Dottor Bissacco, dopo Sinigo, via Resia a Bolzano ma anche Laives adesso tocca alla val d’Isarco. Le baby-gang iniziano a esserci ovunque sul territorio. Perché?

Sì, parlarne in modo diffuso rischia tra l’altro di provocare il cosiddetto effetto Werther. Stiamo parlando del fenomeno per cui la notizia di un suicidio pubblicata dai mezzi di comunicazione di massa può provocare nella società una catena di altri suicidi.

Un effetto emulazione?

Esatto. Finire sui giornali, pur con comportamenti scorretti e violenti, per qualche teenager è spesso anche un motivo di vanto.

Non parlarne, peraltro, sarebbe un grave errore. Secondo lei qual è il centro del problema?

La famiglia, i genitori, l’educazione e, parallelamente, anche la scuola.

Ma ci sono più famiglie, rispetto al passato, che tendono ad abdicare semplicemente dal loro ruolo educativo?

Il numero è in crescita ma non per questo bisogna mollare la presa. Ho notato spesso, con giovani pazienti in terapia, che parlare dell’episodio in sé, per quanto grave fosse, aiuta poco. Bisogna cercare di guardare avanti.

Insegnando ai genitori a essere strategici?

Esattamente. Bisogna capire quali “battaglie”, in termini educativi, è meglio portare avanti. E come farlo. E va tenuto presente che le famiglie che si rivolgono a noi hanno già fatto almeno il 50% dei compiti a casa con i figli. Non hanno lasciato precipitare le cose. C’è chi, purtroppo, invece preferisce lasciare ai figli il pallino di tutto solo per mera comodità. Per evitare attriti o confronti a volte scomodi.

Dire di sì a prescindere pur di non sollevare discussioni aiuta poco?

Certo, va tutto capito. Contestualizzato. Ci sono bambini che già a 6-7 anni pretendono di avere il controllo in famiglia. Su cosa fare, dove andare eccetera. E ci sono genitori che dicono di sì pur di non discutere.

Torniamo al branco che ha colpito l’altro giorno in val d’Isarco. Ritiene che qualcuno di questi ragazzi violenti possa essere recuperato?

Questi ragazzi, presi uno a uno, cambiano radicalmente. Sono diversi. Nel branco invece certi atteggiamenti si autoalimentano. Si pensa poco a ciò che si fa e si tende a dire: se lo fanno gli altri lo faccio anch’io. Nel rapporto uno a uno cambia tutto.

Quindi si può essere cautamente ottimisti?

Non possiamo mai perdere la speranza. E dobbiamo continuare a lavorare con le famiglie e con i nostri ragazzi. Bisogna usare bene gli strumenti a disposizione.













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