mercato immobiliare

Casa, a Bressanone prezzi alle stelle: oltre 4 mila euro a metro quadro 

Una ricerca condotta dall’Astat colloca la città in vetta alla classifica delle città più care non solo per le compravendite, ma anche per gli affitti, che oscillano dai 10 ai 15 euro sempre per metro quadrato 


Anselmo Niglio


BRESSANONE. È stata pubblicata la ricerca condotta dall’Astat, l’Istituto provinciale di statistica, sull’attività edilizia ed il mercato immobiliare in Alto Adige e Bressanone si colloca in vetta alla classifica delle città più care (insieme a Bolzano, Merano, ed altri 16 comuni della provincia) con valori di mercato superiori ai 4.000 euro al metro quadro per abitazione e canoni d’affitto che oscillano dai 10 ai 15 euro (sempre per metro quadrato).

E, se a questi dati si aggiungono le tempistiche dilatate dei contributi per l’acquisto e un’edilizia sociale che necessiterebbe di maggiore incisività, il risultato è che il «caro-casa» rimane una delle difficoltà principali del vivere in provincia di Bolzano.

Il mercato – che determina il prezzo – si articola in tre segmenti: il primo è quello privato che la fa da padrona e di fatto influenza maggiormente il costo degli immobili; il secondo è l’Ipes (l’edilizia sociale) che si muove bene ma ha difficoltà nel reperire aree edificabili; il terzo sono le cooperative che faticano ad accedere ai terreni da destinare a nuove costruzioni perché di fatto non ce ne sono.

Del territorio altoatesino solo il 5% è insediabile (di cui un 3% è già stato utilizzato). Nonostante la crisi e un intervento pubblico importante, i prezzi delle case continuano ad essere proibitivi.

Poche aree edificabili, costi dei terreni alti, costi di costruzione elevati (si stimano circa 500 euro metro cubo per il nuovo – in costante aumento), un’ottima qualità (certificata) ed un mercato privato che cerca che cerca di massimizzare i profitti (anche sugli affitti).

Per cui, non resta che puntare su due cose. La prima: «costruire sul costruito» come dice l’architetto Stefano Peluso (suoi i lavori all’ex Cinema Astra, Rifugio Plose, complesso Acquarena) e l’altra intervenire sulle zone artigianali e industriali. Se parte di queste aree fosse convertita in uso abitativo, ci sarebbero una contrazione dei prezzi e una diminuzione della difficoltà abitativa (indicazione tra l’altro data anche da Assoimprenditori).

Si stima che in Alto Adige ci siano dai 700 ai 1000 spazi produttivi su cui agire in tempi brevi (compresi quelli di Bressanone, ovviamente). La legge urbanistica provinciale del 2018 nasce proprio a tutela del paesaggio – per evitare consumo di suolo – ed intervenire sull’esistente. Come il famoso «bonus cubatura». Si risana l’edificio, si porta a CasaClima, così da avere metratura aggiuntiva disponibile da destinare ad uso abitativo.

Tra le altre cose, anche tutti i contributi statali sono destinati a ristrutturazioni o risanamenti, quindi intervenire su ciò che c’è rimane la vera opportunità a disposizione. Occorre – in conclusione – una sinergia tra pubblico e privato così da creare un’idea di città sostenibile e accessibile alla popolazione, così da mettere la casa «al riparo» dalla speculazione edilizia.

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