Gelmi: uniamo  le idee di Heller con quelle dei cittadini 

L’ex presidente del Palazzo Vescovile. Il religioso cerca di mediare «Penso che ci debba essere una simbiosi tra i pro ed i contro. Insomma,  una simbiosi tra Giardino e Museo diocesano: bisogna eguagliare   il livello artistico del Museo, tra i più importanti tra Verona e Monaco»


Tiziana Campagnoli


Bressanone. A Josef Gelmi il progetto Heller per la riapertura al pubblico del Giardino Vescovile piace e in futuro il Giardino, secondo la sua visione, dovrebbe diventare simbolo di una “città giardino”. Il noto religioso, già professore dello Studio Teologico Accademico di Bressanone, per quasi 20 anni presidente del Palazzo Vescovile, dal 2016 canonico onorario del Duomo ed autore di numerosi libri sulla storia dei Papi e della Chiesa del Tirolo, ritiene che il futuro Giardino dovrebbe nascere da una simbiosi tra passato e futuro, tra tradizione e innovazione, e dovrebbe essere un luogo dove tutti, brissinesi e ospiti di tutto il mondo, possano trovare pace e serenità. Sì, perché Gelmi il Giardino lo conosce molto bene. «Essendo stato per quasi venti anni presidente del Palazzo Vescovile conosco bene il Giardino e la sua storia - spiega Gelmi - Fu creato nel XIII secolo come luogo di ricreazione per i Principi Vescovi, ed è proprio per merito loro che oggi noi tutti possiamo godere di questa meraviglia nel centro della città. Per tale motivo, nel 2008 spinsi affinché il Giardino potesse essere aperto al pubblico. Così, proprio quell’anno, venne dato in affitto al Comune e, dopo anni di dubbi, nel 2017 il Comune ha accolto il progetto innovativo dell'artista André Heller, con il benestare del vescovo Ivo Muser e del presidente della Provincia Arno Kompatscher, ed ora si vuole finalmente concretizzare».

Il professor Gelmi sa che sul progetto Heller ci sono contrasti di opinione.

«So che in questi ultimi tempi ci sono continue beghe tra i pro e i contro il progetto Heller - continua il religioso - Per quanto mi riguarda ritengo che bisognerebbe arrivare ad un'idea unica che tenga conto delle diversità di opinioni, ad un'idea che unisca le idee di Heller con quelle di altri cittadini. Insomma, penso che ci debba essere una simbiosi tra i pro ed i contro, tra passato e futuro, tra tradizione ed innovazione, tra religione ed arte, tipiche di Bressanone. Insomma, una simbiosi tra Giardino e Museo diocesano: il Giardino dovrebbe eguagliare il livello artistico del Museo che, lo ricordo, è uno dei musei più importanti tra Verona e Monaco di Baviera».

Da qui il suo appello ai cittadini, a chi è ancora contro l’innovazione. «Il mio appello è rivolto a tutti - sottolinea - Dico semplicemente: liberiamoci dalle barriere, dai confini e dagli steccati che esistono nelle nostre teste. Eliminiamo le scatole ideologiche dai nostri cervelli e cerchiamo di pensare globalmente a livello locale».

Per Gelmi il Giardino dovrebbe diventare simbolo di una “città giardino”.

«Penso che ogni città dovrebbe avere un luogo di eccellenza e per Bressanone potrebbe essere proprio il Giardino. Io sogno una “città giardino” - afferma ancora Gelmi - Bressanone ha un potenziale enorme di parchi e giardini, in parte già pubblici ma anche ancora in mani private. E Bressanone potrebbe diventare la prima “città giardino” non solo su scala provinciale, regionale e nazionale, ma sul piano internazionale. Ed il giardino dei giardini di Bressanone dovrebbe essere proprio il Giardino Vescovile. Un giardino dove i brissinesi, ma anche tutti gli ospiti europei, americani, asiatici ed africani possano sentirsi felici. Insomma dovrebbe diventare und giardino di pace e di felicità. Sarebbe bello se ad Amsterdam, Berlino o Parigi si dicesse “Andiamo a visitare la “città giardino” di Bressanone. Inoltre, agli ingressi della città ci dovrebbero essere dei simpatici cartelli con la scritta bilingue: Benvenuti nella “città giardino” di Bressanone».

E sul prezzo di ingresso, Gelmi è chiaro. «Penso che i brissinesi dovrebbero entrare gratuitamente o con un ticket simbolico - conclude Josef Gelmi - Gli ospiti, invece, dovrebbero pagare un biglietto di ingresso, in modo da garantire i costi per la gestione del futuro Giardino».

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