La proposta

«Il metano? Si fa col letame, per abbattere le emissioni» 

L'idea è venuta a un gruppo di contadini a metà degli anni 2000. Utilizzato un finanziamento europeo del progetto “Life Optimal 2012”. Le università di Torino e Bolzano hanno fornito il supporto scientifico  «L’estrazione di acqua pulita chiude il circuito e valorizza gli scarti»


Caterina Fantoni


ALTA VAL D'ISARCO. A metà degli anni 2000, un gruppo di contadini dell’Alta Val d’Isarco ha avuto la lungimirante idea di produrre energia rinnovabile sfruttando come risorsa il letame raccolto nelle tante stalle della zona.

Sembrava quasi utopia, eppure, nell’arco di una decina d’anni, il proposito si è concretizzato in un progetto all’avanguardia: con un finanziamento europeo del progetto “Life Optimal 2012” e il supporto scientifico di diversi partner, tra cui l’Università di Torino e l’Università di Bolzano, è stato realizzato un impianto altamente innovativo.

Il gruppo di lavoro ha infatti elaborato un processo di trasformazione che consente di ottenere diversi prodotti. Nella fase di fermentazione dei liquami si produce biogas, separandolo poi in anidride carbonica e metano. Una parte del liquame digestato viene restituita agli agricoltori per la fertilizzazione dei campi, mentre l’altra parte viene scissa tra solida e liquida. La forma solida diventa stallatico secco pellettato, mentre da quella liquida si estrae acqua depurata e stallatico liquido concentrato, anche questo ridestinato alla fertilizzazione di colture. Il metano gassoso viene convertito in bio-LNG, in modo da essere trasportato e stoccato per il rifornimento di automezzi pesanti. L’anidride carbonica estratta è invece destinata all’industria delle bevande gassate e alla trasformazione in ghiaccio secco.

In un sistema economico circolare, con il minimo impatto ambientale, sono dunque valorizzati e impiegati tutti gli scarti: dai reflui zootecnici della singola azienda agricola fino ai prodotti del ciclo di lavorazione dell’impianto.

I vantaggi ambientali collaterali alla produzione di biogas in Alta Val d’Isarco sono notevoli: primo fra tutti l’abbattimento di gas serra consente un risparmio stimato di 19.200 t di CO2 equivalente l’anno, poi l’uso esclusivo di concime organico bilanciato permette di salvaguardare le falde acquifere e i fiumi dal dilavamento dei nitrati e, infine, l’acqua purificata estratta dal digestato risulta teoricamente potabile.

Si è inoltre stimato che per un’azienda agricola fornitrice di liquami, le emissioni di CO2 equivalente vengono ridotte alla metà.

Tra i benefici ecologici potenziali e a lungo termine derivanti da un simile processo tecnologico si può intravedere un incremento di automezzi a Lng, con una riduzione di emissioni del 92% per il trasporto merci su strada e, inoltre, il potenziale impiego di ghiaccio secco nei trasporti refrigerati.

Considerando che il biogas può essere anche utilizzato per la produzione di energia elettrica e termica, le circa 85 mila unità di bestiame allevate in Sudtirolo potrebbero senza dubbio rappresentare un’importante risorsa per la transizione energetica.

Il potenziale del letame in Alto Adige

In Alto Adige si conta un totale di 85 mila Uba (unità di bestiame adulto; la quantità di bio-LNG prodotto per Uba: 400 kg/anno; la produzione potenziale di bio-LNG in Alto Adige: 34.000 t/anno; il totale di km potenziali percorsi da 1.700 camion alimentati a bio-LNG: 200.000.000 km/anno; la produzione di fertilizzante organico concentrato: 680.000 t/anno; per la fertilizzazione di 19.000 ettari di frutteti sono sufficienti 95.000 tonnellate di fertilizzante organico concentrato; risparmio complessivo di CO2 eq: 200.000 t/anno fonte: studio di B.W. presentato alla Camera di Commercio di Bolzano e all’Assessorato all’Agricoltura)

Ne abbiamo parlato con Manfred Gius, ingegnere con una ventennale esperienza nel settore energetico e dal 2021 ad della Biogas Wipptal.

L’approvvigionamento di gas e l’autarchia energetica oggi sono diventate per l’Italia e per l’Europa questioni cruciali ancora più urgenti. La produzione di metano partendo dal “letame” potrebbe essere un’alternativa all’importazione del gas naturale?

Purtroppo la quantità prodotta da una centrale come la nostra rappresenta una quantità infima rispetto a quella richiesta per uso domestico. Inoltre, in Alta Val d’Isarco mancherebbero anche le condutture per la distribuzione del gas, perciò per ora non si può considerare un’alternativa verosimile. Vista la situazione contingente, oggi è senz’altro un’alternativa più economica per il rifornimento mezzi di trasporto e, in un’ottica futura, potrebbe essere un incentivo all’incremento di mezzi agricoli a Lng, molto meno inquinanti di quelli diffusi oggi a diesel. Perciò qui il biogas ha soprattutto un valore ecologico.

L’impianto elaborato per la centrale di Vipiteno ha un brevetto?

Non ha un brevetto e non include alcun macchinario brevettato, le tecnologie impiegate infatti esistevano già e sono anche diffuse altrove in Alto Adige e in Italia. A Vipiteno si è creato un impianto che ottimizza diverse tecnologie, ma la vera innovazione introdotta qui è l’estrazione di acqua pulita, che chiude il circuito virtuoso di valorizzazione degli scarti. Grazie a uno studio apposito si è infatti sviluppato un filtro con membrana ad osmosi inversa che è il primo apparecchio di questo tipo concepito per depurare il digestato. Inoltre, rispetto a una centrale di biogas che utilizza mais o altri vegetali, una alimentata esclusivamente con liquami usa una materia prima che non necessita di alcun dispendio energetico o idrico.

Oltre all’estrazione di acqua depurata, avete in programma qualche altro tipo di innovazione?

Tra poche settimane saremo in grado di fornire Lng agli autotrasportatori che hanno aderito al nostro progetto, incrementando quindi il trasporto a metano. Attualmente stiamo mettendo a punto un sistema innovativo di irrigazione agricola dotato di una strumentazione che misura le caratteristiche del terreno e calcola le effettive necessità nutritive del suolo, in modo che fertilizzante e acqua siano dosati senza sprechi. Anche questo, su larga scala, determinerebbe un notevole vantaggio ambientale in termini di risparmio di risorse naturali ed energetiche.













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