La storia

La barista: col Covid ho perso il lavoro e adesso mi sfrattano con tre figli 

La donna, 49 anni, è nata e cresciuta a Bressanone e per anni ha gestito un bar e una mensa nella cittadina vescovile. Dovrà lasciare l’appartamento con i tre figli (di cui uno minore) il 18 marzo. «Ho fatto domanda all’Ipes ma sono solo quinta con 22 punti»


Fabio De Villa


BRESSANONE. Vive da mesi con i figli sul pavimento dell’appartamento che dovrà presto lasciare. Ha perso il lavoro a causa del Covid, non ha (ancora) i punti necessari per ottenere un alloggio sociale e i prezzi degli appartamenti sul libero mercato sono proibitivi per le sue tasche. Stiamo parlando di Francesca Piani, classe 1972, nata e cresciuta a Bressanone e che per anni ha gestito un bar ed una mensa nella cittadina vescovile fino a quando non è arrivata la pandemia.

«Sono separata da 11 anni, da questo matrimonio sono nati due figli Eleonora (23) e Nicolò (18) – racconta Francesca - Poi ho incontrato un altro uomo che pensavo fosse quello giusto e invece mi sbagliavo. Con lui sono stata 8 anni e mezzo ed è nato un bambino che oggi ha 9 anni. Suo padre mi ha aiutato all'inizio aprendo una ditta individuale che mi ha aiutato anche economicamente. Successivamente abbiamo trasformato la ditta e abbiamo aperto un bar mensa e dopo qualche anno un altro bar che abbiamo tenuto per 6 anni.

Poi è arrivato il Covid e qui è iniziata la mia rovina. Il mio compagno mi ha lasciato in piena pandemia e visto che l’attività era intestata a me ora devo rispondere a tutti i debitori. Nonostante tutti questi ostacoli e gli imprevisti ho cercato di tirare avanti tra chiusure forzate e i pochi giorni di lavoro consentiti. Settimana dopo settimana, la situazione si è fatta sempre più pesante in quanto sono rimasta da sola a gestire il bar e a mantenere la mia famiglia.

La situazione è peggiorata ulteriormente ma ho cercato di gestirla al meglio, alzandomi la mattina alle 5 per correre al lavoro e per pagare tutto il dovuto. Poi la situazione è diventata impossibile da gestire. Lentamente mi sono resa conto che non ce la facevo più a portare avanti un’impresa che, invece di darmi dei frutti, mi dava solo pensieri. Così ho deciso di chiudere l'attività perchè di lì a breve sarebbe scaduto il contratto di affitto.

Come se non bastasse, poi è arrivato anche lo sfratto della casa a Bressanone in quanto non sono più in grado di pagare l’affitto. Di lì a poco mi è stato intimato lo sfratto dell'appartamento ma ad agosto non si è presentato nessuno. Così da allora, dopo aver liberato l'appartamento, io e i miei figli dormiamo per terra su alcuni materassi, in attesa che arrivi un nuovo sfratto definitivo.

Nel 2021 ho fatto domanda all'Ipes, che ha dapprima scartato la mia domanda in quanto ero morosa. L'anno successivo, quindi quest'anno, sono stata messa nella graduatoria definitiva al quinto posto con 22 punti. Mi è sembrato di vedere uno spiraglio di luce in fondo al tunnel ma non mi è stato dato l'alloggio. Mi è crollato il mondo addosso! Questa è una situazione insostenibile e non ritengo sia corretto che un cittadino nato e cresciuto qui non venga aiutato in nessun modo. Né l'ipes e tantomeno il Comune hanno un posto per me e la mia famiglia.

Nei giorni scorsi ho ricevuto lo sfratto esecutivo programmato per il 18 marzo, quindi dovrò uscire di casa definitivamente. E dove andrò con la mia famiglia? In piazza Duomo? Ho un minore in casa e non posso di certo andare in strada. Ho anche cercato sul mercato immobiliare privato, ma come tutti sappiamo, i prezzi sono inarrivabili».













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