Personaggi

Manuela Kerer, la compositrice con due lauree in tasca 

«Ho vissuto a Milano, a New York e a Monaco ma qui torno sempre volentieri». Le sue opere sono state messe in scena in teatri italiani ed esteri, ma è anche giurista e psicologa


Tiziana Campagnoli


BRESSANONE. Compositrice, giurista, psicologa ma anche commerciante nel cuore e, nei sogni per il futuro, una donna politica. Manuela Kerer, 42 anni e madre di due bambini, è una donna speciale e piena di interessi. Molto conosciuta a Bressanone, ma non solo, per essere la figlia del compianto ex assessore e ideatore dell’Altstadtfest Helmuth Kerer, è ormai da anni una compositrice di opere messe in scena nei più importanti teatri italiani ed esteri.

Musicista e compositrice. Lei è una Kerer che ha seguito un’altra strada rispetto a suo padre e a sua sorella Bettina, commercianti e politici. Come è nato il suo amore per la musica?

L’amore per la musica nella mia famiglia c’è sempre stato. Mia madre è nata in una famiglia molto musicale, visto che il mio bisnonno era il compositore ladino Jepele Frontul. Proprio lei mi ha supportato nella mia musicalità e quindi ho studiato composizione e violino al Conservatorio di Innsbruck e dopo sono andata a Milano a perfezionarmi in composizione. Ma i miei interessi erano sempre vasti, e così mi sono laureata anche in giurisprudenza ed in psicologia. Ho fatto due dottorati di ricerca, il primo su “Musica e demenza”, il secondo sullo “Sviluppo dei diritti d’autore per compositrici e compositori”. Anche se la mia strada non è stata il commercio, noi figli siamo cresciuti in un negozio e abbiamo sempre aiutato, perciò direi che mi sento commerciante un po' anch’io. E sono interessata molto alla politica, uno dei motivi per cui mi sono laureata in giurisprudenza, e perciò forse un giorno entrerò anch’io in politica come mio padre e mia sorella

E come lavora una compositrice?

In genere ricevo una commissione da un’orchestra o un ensemble e normalmente l’organico è fissato, ad esempio un pezzo per orchestra, un quartetto d’archi o altro. Poi faccio un concetto, fisso le mie idee sulla forma del pezzo, sui suoni che voglio che contenga, sui “colori” degli strumenti e alla fine elaboro le idee e sviluppo i dettagli. Quando il pezzo è pronto mando lo spartito allacasa editrice, che prepara le parti. Per scrivere la mia opera lirica “Toteis”, che in marzo è stata presentata al teatro di Bolzano, ho impiegato 4 anni, partendo dal concetto fino all’opera pronta, con una stretta collaborazione con il librettista e la regista. E poi ci sono le prove, dove il contatto tra musicisti esecutivi e compositrice è molto importante.

Ha avuto molti riconoscimenti e premi.

Sì e sono grandissime soddisfazioni per me. Ma sono altrettanto soddisfatta quando vedo persone nel pubblico affascinate dalla mia musica contemporanea, una musica che non è sempre facile, ma che spesso può essere scomoda e fa mettere in discussione. Ma è proprio questo che rende l’arte veramente arte.

Come è stato per lei il periodo del lockdown per la pandemia?

Certamente non è stato facile, d’altra parte avevo le mie commissioni e dei contratti. La gran parte del tempo lavoro da sola, perciò ho sempre continuato a comporre. Penso sia stato ancora più difficile per i musicisti che lavorano sul palco, che non potevano esibirsi.

Il rapporto con la sua città Bressanone?

Io amo Bressanone, un amore che ho ereditato da mio papà. Ho vissuto a Milano, a New York e a Monaco, ma sono sempre ritornata volentieri. E adesso, con due bambine piccole, sono contentissima di poter vivere in questa città.

È fiera della carriera politica di sua sorella Bettina?

Sì, Bettina è una delle persone più gentili e generose che conosco. Ha un orecchio aperto per tutti, riesce in tutto ciò che fa e la gente la stima molto. Sono anche molto fiera di mia sorella Barbara e di mio fratello Joachim, due persone altrettanto fantastiche.













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