La storia

Sabiona, fine di un’epoca: l’addio delle Benedettine dopo ben 336 anni 

Il futuro del convento adesso è incerto. Il vescovo Ivo Muser: «Faremo di tutto affinché Sabiona rimanga un luogo di spiritualità»


Massimiliano Bona


CHIUSA. Nel 1996 quando fu eletta badessa Maria Ancilla Hohenegger il convento di Sabiona contava 18 suore benedettine, poi rimaste tre nel maggio scorso, due delle quali hanno preso i voti solenni. Di sicuro, con questi numeri, non avrebbero certo potuto sfruttare al meglio l'ampio complesso né permettersi gli alti costi di manutenzione. A fine novembre, dunque, sarà davvero la fine di un’epoca con l’addio delle ultime due religiose. Nei giorni scorsi il vescovo Ivo Muser ha presieduto l’attesa e commovente celebrazione di commiato. Tra pochi giorni ci sarà l’annunciato passaggio di consegne perché la congregazione benedettina affiderà il convento alla Diocesi e, di fatto, si tratta di un ritorno al passato.

Le prime suore.

Giunsero a Sabiona nel lontano 1685 da Nonnberg vicino a Salisburgo e l'anno seguente il convento fu formalmente istituito dal vescovo di Bressanone, a cui rimase subordinato per secoli. Per questo motivo le suore avevano deciso già alcuni anni fa di affidare questo luogo alla Diocesi in caso di scioglimento dell'abbazia.

La badessa ha consegnato le chiavi del Monastero al vescovo.

«Questo luogo simbolo della nostra terra rimarrà segnato dall'ora et labora tipico delle suore benedettine. Spero che ci sia continuità nella discontinuità, faremo di tutto affinché Sabiona rimanga un luogo di spiritualità che infonde speranza», ha sottolineato monsignor Ivo Muser. La badessa Ancilla Hohenegger ha consegnato direttamente nelle mani del vescovo le chiavi del monastero.

Una «storia» durata 336 anni.

La prossima domenica, che è la prima di Avvento, inizia il nuovo anno liturgico, e quello che sta per finire «si associa oggi a un altro finale, che dal punto di vista umano è triste e doloroso. Avremmo voluto che andasse diversamente», ha detto il vescovo Ivo Muser nella chiesa del monastero di Sabiona durante la celebrazione solenne. Il presule ha ricordato che esattamente 336 anni fa fu istituito il monastero di Santa Croce a Sabiona.

Un anno prima cinque suore benedettine del convento di Salisburgo si erano trasferite sulla rocca e nel 1699 il monastero fu elevato al rango di abbazia con la prima badessa, Maria Agnes von Zeiller di Campo Tures.

Incertezza sul futuro di Sabiona.

Il vescovo ha ribadito il massimo impegno «affinché la culla della nostra Diocesi rimanga un luogo spirituale animato da persone che vivono, lavorano, pregano e in tal modo infondono speranza. Questo perché - ha aggiunto Muser - abbiamo bisogno di qualcosa di più del funzionale, dell’esteriore, del materiale. Abbiamo bisogno di persone che ricordino a Chiesa e società che l'essere viene prima del fare, che il fare deve crescere dall'essere». Contatti e colloqui sul futuro di Sabiona sono in corso, al momento non si è ancora arrivati a un risultato concreto. In attesa di trovare un’adeguata soluzione, la Diocesi si occuperà della cura, manutenzione e gestione dell’areale del monastero.

Le ultime due suore rimaste andranno a San Paolo.

Durante l’omelia il vescovo ha lasciato spazio ai ricordi personali – come la scelta di Sabiona, dieci anni fa, per il ritiro alla vigilia della sua ordinazione a vescovo – e ha detto grazie a tutte le suore «che hanno vissuto silenziosamente, consapevolmente e con i piedi per terra la loro ricerca benedettina di Dio». Muser si è rivolto alle ultime due rimaste, che ora si trasferiscono nell’abbazia Mariengarten a San Paolo di Appiano: «Cara madre Ancilla e cara suor Elisabeth, grazie per la vostra presenza e la vostra opera. Oggi siete all’altare della chiesa idealmente insieme a tutte le consorelle che nei 336 anni hanno fatto di questo sacro monte un luogo di benedizione».

La badessa: «Conservate sempre questo gioiello».

La badessa si è augurata che il contributo pubblico possa continuare anche in futuro, «perché questa terra e l’Europa sono segnate dalle radici cristiane». Suor Ancilla ha detto di affidare con fiducia il monastero alla Diocesi, con la preghiera al vescovo «di conservare sempre questo gioiello».













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