Sciacallo travolto e ucciso da un treno a Varna
Il ritrovamento. È un maschio di 11 chili e si ipotizza un incremento della specie in provincia È il terzo caso di investimento registrato da aprile dai tecnici dell’Ufficio Caccia e Pesca
Varna. E con questo fanno tre. Terzo sciacallo trovato morto in meno di un anno sul territorio provinciale. O meglio, in Val d’Isarco. I due precedenti nella zona di Mules-Campo di Trens, quest’ultimo a Varna. Il primo caso risale al 13 aprile scorso. Sciacallo ucciso probabilmente da un lupo. Un tipico caso di quella che i tecnici chiamano IGP, o “predazione intraguild”. Si tratta di un’interazione che rappresenta una combinazione tra esclusione competitiva e predazione. In sostanza: il predatore grosso, in questo caso il lupo, si mangia quello piccolo, lo sciacallo, con un doppio beneficio: si riempie lo stomaco e toglie dalla circolazione un potenziale concorrente. Il secondo caso invece è molto più recente, 18 novembre: animale giovane di 9,7 chili e otto o nove mesi di età, investito da una macchina vicino a Campo di Trens. E così arriviamo a ieri. A spiegare le cose è uno scarno comunicato dell’Ufficio Caccia e Pesca della Provincia: “In data 23 gennaio 2020 è stata ritrovata, da un operatore del servizio ferroviario, la spoglia di uno sciacallo dorato (Canis aureus) molto probabilmente deceduto a seguito della collisione con un mezzo ferroviario in transito. La carcassa è stata dapprima mostrata al guardiacaccia e consegnata ai tecnici dell’Ufficio Caccia e Pesca per i rilievi biometrici e la raccolta dei campioni biologici, necessari alle eventuali indagini sulla specie. L’animale, un maschio dal peso di 11,15 Kg. sembra essere un subadulto in fase di dispersione. Il luogo di ritrovamento rientra nel comune di Varna lungo l’asse ferroviario del Brennero. Con buona probabilità l’Alto Adige in questi ultimi anni sta osservando un incremento delle presenze della specie a seguito di una normale dinamica di occupazione dei territori alpini, dinamica che ha interessato negli ultimi decenni anche buona parte dell’Europa centro orientale, fino a raggiungere Svizzera e Francia. I tecnici del servizio hanno già in atto da tempo una raccolta dati ed attività di monitoraggio ai fini del miglioramento delle conoscenze sulla distribuzione della specie”. L’impatto degli investimenti sulla ancora fragile popolazione italiana di questa specie è rilevante. Se guardiamo al 2019 si tratta di 12 investimenti, uno al mese, nel solo Friuli che, da solo, ospita 60-70 esemplari di sciacallo su un totale di “quasi 85” esemplari stimati a livello nazionale. Comunque tutti nel Nord-Est. A questi, sempre in Friuli, si sono aggiunti altri due esemplari investiti nel mese di gennaio, con un 2020 che parte male. «Detto in altri termini - spiega Luca Lapini del Museo friulano di storia naturale di Udine - ci siamo giocati in un anno, solo con gli investimenti, ben di più del 10% della popolazione italiana».