Con gli stipendi di oggi e un mutuo di 30 anni a Bolzano si compra un appartamento di 40 metri quadri
I dati impietosi dell’indagine di Unioncamere: persino a Milano si comprerebbe una casa un po’ più grande
BOLZANO. A Bolzano, pagando per 30 anni un mutuo al tasso del 3%, si potrà entrare in possesso di una casa non più grande di 40,7 metri quadrati. Quello che si dice un «buco». A Como ci si garantirebbe un alloggio da 57 metri quadrati, a Roma di 52.
Persino a Milano si può venire in possesso di una abitazione più grande, 43,6. Siamo agli ultimi posti in Italia nell'incrocio statistico tra reddito annuo, costo medio al metro quadrato e metri quadrati finanziabili. Per la precisione, pur mettendo insieme le mele con le pere, con la stessa classifica del Südtirol in serie B: quart'ultimo.
Dietro Bolzano solo Napoli, che soffre di redditi medi fuori parametro per difetto, Venezia e Firenze, città d'arte, appetibili da investitori internazionali su vasta scala.
Ecco resa plasticamente la ricaduta pratica dei parametri su cui si dibatte a Bolzano ormai da decenni, vale a dire l'incremento costante del costo delle case - che pone il capoluogo altoatesino sugli stessi livelli di Milano, la quale gode tuttavia di un reddito medio tra i più alti d'Europa in grado di compensare i prezzi di mercato - quello del carovita e il decremento corrispettivo degli stipendi. Un combinato disposto al centro di un confronto ormai quasi parossistico tra dati statistici, la politica, i sindacati e gli stessi programmatori dell'urbanistica e dello sviluppo urbano. A elaborare questo quadro in grado di fare dialogare dati e realtà effettuale, è stata Unioncamere attraverso l'istituto Tagliacarne, il centro studi delle Camere di commercio.
«La drammaticità della situazione sembra ci stia sfuggendo - dice Donatella Califano - mentre la politica, come ad esempio a proposito del promesso piano casa provinciale di cui non si sa nulla, prende tempo». La segretaria della Cisl aggiunge: «L'indagine Unioncamere ci fa capire come anche con un mutuo molto esteso negli anni, una casa già carissima oggi a Bolzano, finirà per esserlo ancora di più alla fine. Bloccando intere vite».
E senza speranza rispetto ad una azione incisiva sul fronte del carovita. «C'è il dubbio che le ricette messe in campo da quando l'Alto Adige ha avuto la competenza sulle politiche abitative, tra gli anni '80 e '90 - commenta Stefan Perini - non siano più adeguate, visto che gli eventuali contribuiti pubblici vengono costantemente assorbiti e dunque vanificati da aumenti corrispettivi dei prezzi». Secondo il direttore di Ipl, i finanziamenti non sono più in grado di contrastare i prezzi reali e contribuiscono a surriscaldare un mercato già bollente. In sostanza, spiega Perini, «la società è cambiata dal profondo, come anche il costo della vita, dunque le politiche provinciali ora mostrano ovunque la corda. Serve una scossa».Ma poi c'è Bolzano "in sé", ancora più in prima linea rispetto ad una provincia già difficile per uno stipendio medio. Un disastro, è il commento di Stefano Fattor, assessore Pd in Comune, «quest'ultima indagine mostra tutta l'inadeguatezza delle politiche provinciali in generale e, in particolare, di quelle attuate dagli assessori municipali all'urbanistica nelle ultime legislature».
Evidente la polemica con le politiche Svp in tema di spazi e di sviluppo urbano: «Più terreni, meno prezzi alti per le case in città, mi pare l'unica strada».