IL PROGETTO

Coronavirus, test su larga scala in val Gardena

Interessate circa tremila persone, un terzo della popolazione



BOLZANO. In val Gardena si era verificato uno dei primi focolai di infezioni da Covid in Alto Adige. Nel contesto di un progetto di studio, che coinvolgerà i tre Comuni di Ortisei, Santa Cristina e Selva Gardena, sta per partire un programma di test ad ampio raggio su circa 3.000 persone.

Un tampone Pcr e un test sierologico saranno effettuato dal 26 maggio all'8 giugno su persone selezionate in modo rappresentativo dall'istituto di statistica altoatesino Astat. La partecipazione al test è gratuita e volontaria.

Secondo Michael Mian, ematologo dell'ospedale di Bolzano e responsabile dello Studio, «questi test, effettuati in collaborazione con l'Università di Innsbruck, ci permetteranno non solo di attuare il motto dell'Oms 'testare, testare, testare', ma anche di determinare quante persone siano venute in contatto con il virus e abbiano sviluppato anticorpi».

Anche per l'assessore provinciale Thomas Widmann, l'esecuzione di un'ampia gamma di test su circa un terzo di tutti gli abitanti della Val Gardena è una pietra miliare: «Dall'inizio della pandemia l'Azienda sanitaria ha gradualmente aumentato il numero dei test eseguibili. Ora, per garantire un monitoraggio costante, è di fondamentale importanza aumentare ulteriormente tale numero. Soprattutto i gruppi di persone a rischio e quelle più esposte dovrebbero essere sottoposte a test più intensivi e ripetuti nel tempo. Le nostre capacità nell'eseguire test ci permettono anche di condurre studi che ci possono fornire importanti dati epidemiologici sulla diffusione del coronavirus in Alto Adige».

I test, secondo Christina Troi, primaria del Laboratorio dell'ospedale di Bressanone, offrono un'elevata qualità diagnostica. Ad esempio, un tampone PCR ci dice solo se un'infezione è ancora in corso, ma non se il contatto con il virus è già avvenuto nel caso in cui non venga rilevata un'infezione. Secondo la Troi, inoltre, un test sierologico da solo ha il vantaggio di fornire informazioni sulla presenza di anticorpi, ma non su un'eventuale infezione in atto. «La combinazione di entrambi i test ci fornisce un elevato valore diagnostico: non solo possiamo dire con certezza se la persona sottoposta al test è ancora infetta, ma anche se ha già contratto la malattia».













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