i dati

Covid, in Alto Adige altri tre morti e quasi 600 contagi

Stabili i ricoveri: 69 nei reparti, tre in terapia intensiva



BOLZANO. Ci sono altre tre vittime del Covid, due donne e un uomo, e 593 nuovi contagi in Alto Adige nel bollettino di oggi (30 marzo) dell’Azienda sanitaria.

I laboratori dell'Azienda sanitaria nelle ultime 24 ore hanno effettuato 660 tamponi PCR e registrato 60 nuovi casi positivi. Inoltre 533 test antigenici positivi.

Stabili i ricoveri: 69, uno in più, nei reparti ordinari, e 3 in terapia intensiva.

I numeri in breve:

Dati casi positivi del 28.03. per fascia d'età:
0-9: 69 = 12%
10-19: 81= 14%
20-29: 64= 11%
30-39: 89= 15%
40-49: 83= 14%
50-59: 101= 17%
60-69: 35= 6%
70-79: 34= 6%
80-89: 22= 4%
90-99: 15= 3%
Totale: 593 = 100%

Pazienti Covid-19 ricoverati nei normali reparti ospedalieri: 69

Pazienti Covid-19 ricoverati nelle strutture private convenzionate (postacuti): 32 (agg. al 29.03.)

Pazienti Covid-19 in isolamento nelle strutture di Colle Isarco: 5

Numero di pazienti Covid ricoverati in reparti di terapia intensiva: 3

Decessi complessivi (incluse le case di riposo): 1.448 (+3; 1M 70-79, 1F 70-79, 1F 80-89)

Persone in quarantena/isolamento domiciliare: 7.256

Persone alle quali sinora sono state imposte misure di quarantena obbligatoria o isolamento: 307.477

Guariti totali: 189.372 (+0).

L’Azienda sanitaria informa che a causa delle diverse indicazioni a livello nazionale e regionale, è stata rilevata una discrepanza nelle cifre delle infezioni fino ad ora comunicate. Il numero totale di infezioni rilevate in Alto Adige differisce da quello registrato a Roma. Tale divergenza nelle cifre ora è stata corretta.

Fino a metà gennaio 2021, il Ministero della Salute italiano "contava" infatti come casi positivi al Covid solo i test molecolari PCR positivi, mentre l'Alto Adige contava anche le persone risultate positive a seguito di un test antigenico.
 “L’allineamento tra le cifre riportate da Roma e quelle dell'Alto Adige viene applicato a partire da oggi – informa l’Asl – ricordando che “è un dato di fatto che, grazie al riconoscimento dei test antigenici quale prova della presenza del virus in fase precoce - mesi dopo questo sarebbe accaduto su tutto il territorio nazionale – i focolai possano essere individuati con anticipo e che questo permetta di interrompere la catena delle infezioni già in una fase iniziale, rallentando la diffusione del virus”.













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