Il caso

Crack Signa, attesa per la sentenza. I familiari di Benko scelgono di non testimoniare in aula

A Innsbruck prosegue il processo: silenzio per la moglie, la madre e la sorella dell’ex magnate, che è accusato di avere sottratto alla massa fallimentare complessivamente 660.000 euro



INNSBRUCK. E' attesa nel pomeriggio a Innsbruck la sentenza del primo filone per il mega crack del gruppo Signa dell'ex magnate austriaco René Benko. In mattinata è ripreso il processo davanti alla Corte d'Assise con l'audizione dei testi. Il 48enne, che all'apice del suo successo - secondo la stampa austriaca - vantava un patrimonio di quasi 5 miliardi di euro, deve rispondere di bancarotta fraudolenta.

In concreto avrebbe - così l'accusa - sottratto alla massa fallimentare complessivamente 660.000 euro tramite donazioni, affitti per una villa e altri versamenti. Le deposizioni riguardavano aspetti piuttosto tecnici, come l'abitabilità dopo uno smottamento del pendio di una villa a Innsbruck, per la quale sarebbero stati versati ben 360.000 euro di affitto.

Chiamate a deporre, la moglie di Benko, la madre e la sorella, si sono avvalse della facoltà di non deporre, in quanto parenti diretti dell'imputato.

Secondo la Procura anti-corruzione di Vienna, Benko avrebbe versato per l'affitto della villa disabitata 360.000 euro in anticipo per quattro anni, per sottrarli in questo modo alla massa fallimentare. Secondo il curatore fallimentare, Andreas Grabenweger, sul cosiddetto conto di massa attualmente si trovano 900.000 euro, mentre le richieste riconosciute dei creditori ammontano a 45 milioni di euro. Sono poi anche stati sentiti alcuni ex manager e dirigenti dell'imperio Signa, che hanno in sostanza sottolineato che la villa era abitabile e doveva fungere come "luogo di ritiro" per la famiglia Benko, dopo essere finita al centro dell'attenzione mediatica proprio per il caso Signa. 

(foto Ansa – Epa)













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