I retroscena

Dalle cene di lusso alle chat private: la Bolzano ai piedi di Hager e Benko che emerge dall’inchiesta

Relazioni e pressioni, le carte dell’indagine della Procura di Trento rivelano un clima di paura tra i funzionari che non potevano dire di no. Hager veniva definito “l’influencer di tutti”

 



BOLZANO. Un clima teso, quasi di paura, si avvertiva tra i funzionari pubblici e i collaboratori che hanno avuto a che fare con Heinz Peter Hager e più in generale con «l'associazione a delinquere» di cui parlano gli inquirenti. Contatti continui, quasi giornalieri, con chi doveva velocizzare le pratiche del Waltherpark e del Gries Village. E guai a chi si opponeva. Il numero uno di Signa Italia ha avvolto attorno a sé una rete di contatti a tutti i livelli: dalle chat private con il governatore Kompatscher alle cene con il sindaco Caramaschi, passando per i rapporti privilegiati con alcuni giornalisti "amici".

Tanto che, come emergerebbe dagli atti, Hager veniva definito «l'influencer di tutti».

Diverse le stoccate rivolte al Comune di Bolzano che, secondo l'imprenditore, sarebbe famoso per non essere in grado di portare avanti le cose. Sulle concessioni edilizie ad Appiano ci sarebbe il duro riferimento a una funzionaria tecnica: lo stesso Hager dice che lui non si fa frenare da nessuno e che il Comune non avrà il coraggio di mandargli un controllo. Il giro affaristico pare usasse non solo metodi corruttivi, ma pure mezzi persuasivi e intimidatori. Infatti a tutti e otto gli arrestati nella maxi-inchiesta della Procura di Trento viene contestata l'aggravante del metodo mafioso. Il rischio, ad esempio, si traduceva nell'essere tagliati fuori da un contesto professionale. Di più. Si sarebbe creata una sensazione di impotenza a sottrarsi al loro meccanismo. Anche tra professionisti navigati.

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