PADOVA. Sette misure cautelari eseguite, di cui una in carcere, una ai domiciliari e cinque obblighi di firma, altri 14 indagati, 51 perquisizioni e 10 milioni di euro di iva evasa al fisco. Sono questi i numeri dell'operazione «I pupari», coordinata dalla Procura della Repubblica di Rovigo (procuratore capo Carmelo Ruberto e sostituto Maria Giulia Rizzo) ed eseguita dal Nucleo di polizia economico-finanziaria del comando provinciale di Padova.

Al centro dell'indagine un'imponente «truffa carosello» messa in atto da società che importavano carichi di pellet dall'est Europa. Il meccanismo, che si avvaleva di società cartiere intestate a prestanome che nascevano e morivano per consentire agli organizzatori di non versare mai l'Iva, risale al 2015 quando l'iva su pellet è passata dal 10 al 22%.

Gli accertamenti sono stati fatti dalla Guardia di finanza di Padova sulla base di tre interdittive antimafia emesse dalle prefetture di Verona e Padova. Le società finite nel mirino erano tutte riconducibili a Giuseppe La Rosa, ex pentito di Cosa Nostra giunto in Veneto nel 2007 in regime di protezione e ora arrestato. Ai domiciliari anche la figlia Rosanna La Rosa, indagata per essere la sua fiduciaria. Padre e figlia avevano residenza a Megliadino San Vitale e Borgo Veneto, nella Bassa Padovana.

Destinatari della misura dell'obbligo di firma il commercialista veronese Nicola Silvestrini, Danilo e Roberto Sponchiadio, padre e figlio residente il primo a Quarto D'Altino (Venezia) e il secondo a Treviso, legali rappresentanti e amministratori di società cartiere, Andrea Cesaro di Borgo Veneto, anche lui amministratore di una delle società della galassia De Rosa e Christian Pattis di Castelrotto, intermediario della commercializzazione di pellet.