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Furti e truffe agli anziani: un “giro d’affari” da un milione di euro fra Bolzano e l’Emilia

C'è anche l'associazione per delinquere tra i 448 capi d'imputazione contestati, a vario titolo, ai 48 indagati dell'operazione “Ghost” 



TRENTO. C'è anche l'associazione per delinquere tra i 448 capi d'imputazione contestati, a vario titolo, ai 48 indagati dell'operazione denominata “Ghost” che ha portato all'arresto di 16 persone (13 ordinanze di custodia cautelare in carcere e tre ai domiciliari emesse dal gip) oltre a un provvedimento di obbligo di firma, tra Emilia-Romagna e Trentino Alto Adige, in particolare a cavallo delle province di Reggio Emilia, Bologna e Bolzano.

L'inchiesta - coordinata dal sostituto procuratore di Reggio Emilia, Giulia Stignani e condotta dai carabinieri reggiani (comando provinciale e stazione di San Polo d'Enza) - ha disarticolato un giro d'affari da oltre un milione di euro come proventi illeciti derivanti da furti e truffe aggravate (circa 300 colpi messi a segno quelli documentati dagli inquirenti) utilizzo indebito di carte di pagamento, truffa e riciclaggio di denaro.

Il nome dell'indagine - come illustrato in conferenza stampa oggi pomeriggio al comando provinciale di Reggio Emilia, alla presenza anche del nuovo procuratore capo Gaetano Paci - prende spunto dal fatto che sia stato complicato identificare gli autori materiali, veri e propri 'fantasmi' grazie a soggetti terzi compiacenti che, ricompensati, attivavano carte 'PostePay' utilizzate poi per le attività criminali.

Gli indagati - tra i 24 e i 47 anni - avrebbero agito in due 'blocchi' distinti, uno che si sarebbe occupato dei furti e l'altro delle truffe.

Le indagini sono partire nell'ottobre 2018 a seguito di un furto di carte elettroniche nella canonica della parrocchia di San Polo d'Enza, nel Reggiano utilizzate poi per ricaricare le 'PostePay' utilizzate dal presunto sodalizio criminale.

Le vittime erano in prevalenza gli anziani, derubati fuori dai supermercati oppure sulle loro vetture, avvicinati con la scusa di una richiesta di informazioni. Altra modalità utilizzate erano i falsi annunci online di vendita di prodotti o di affitto di case-vacanza inesistenti, facendosi versare dagli interessati un acconto sempre sulle 'PostePay'. Un aiuto investigativo fondamentale per i carabinieri è stato anche il lavoro dell'ufficio antiriciclaggio di Poste Italiane. 













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