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“Gender pay gap”: in Alto Adige la donne guadagnano il 17% in meno

Il lavoro dell’Astat sulle differenze di stipendio: alle donne il 17% in meno nel privato e il 17,9% nel pubblico. «I dati confermato l’esistenza del soffitto di cristallo in provincia»

KOMPATSCHER. "Dobbiamo superare il divario, al via il piano per la parità di genere"



BOLZANO. “Nel 2019 il Gender Pay Gap dei lavoratori a tempo pieno nel settore privato registra il 17,0%. Più sfavorite sono le donne occupate nel settore terziario. Nel settore pubblico il Gender Pay Gap è del 17,9%. Sia nel privato che nel pubblico il differenziale retributivo tra donne e uomini aumenta con l’età”.

A dirlo è l’analisi dell’Astat, l’istituto di statistica altoatesino che ha analizzato la differenza di retribuzione fra uomini e donne.

Ed è il servizio sanitario quello dove la differenza è più marcata: 31,7%. Ma c’è un settore dove le retribuzioni medie più alte sono riconosciute alle donne: è quello delle Amministrazioni Centrali, Magistratura e Autorità Indipendenti (-1,4%).

Mediante l’utilizzo dei dati Inps sui lavoratori e sulle lavoratrici dipendenti, l’Astat ha analizzato le retribuzioni corrisposte ai dipendenti del settore privato e pubblico in provincia di Bolzano al fine di misurare il differenziale retributivo tra uomini e donne, il cosiddetto Gender Pay Gap

"Nel 2019 – spiega l’istituto di statistica – la retribuzione media giornaliera nel settore privato ammonta a 100,6 euro. A livello aggregato, il divario fra maschi e femmine appare subito rilevante: a fronte di un salario medio giornaliero pari a 114,1 euro percepito dai lavoratori maschi, le lavoratrici incassano mediamente 80,4 euro.

Il Gender Pay Gap ammonta quindi al 29,5%. Distinguendo tra lavoro full-time e part-time, la situazione varia considerevolmente. In entrambi i casi il Gender Pay Gap (tempo pieno: 17,0%; tempo parziale: 8,7%) mostra valori inferiori rispetto al dato medio aggregato (29,5%).

 Considerando gli occupati a tempo pieno, se si analizza la tipologia contrattuale, si può notare come la quota di donne con contratti a termine o stagionali, tipicamente a più basso reddito, sia particolarmente elevata: il 45,3% contro solo il 26,8% degli uomini.

 Rispetto ai colleghi maschi, le donne sono inoltre sottorappresentate nelle classi retributive meglio remunerate, collegate a inquadramenti di più alto livello: solo l’1,4% delle donne è dirigente o quadro, a fronte del 3,9% degli uomini. Questi dati confermano anche per l’Alto Adige l’esistenza del cosiddetto “soffitto di cristallo”, che consiste nel difficile raggiungimento delle posizioni di vertice da parte delle donne. In altre parole, più si sale nella scala dei redditi, tanto meno le donne risultano presenti.

Se il Gender Pay Gap nella classe d’età fino a 19 anni è ancora chiaramente a favore delle donne (-12,2%), esso cresce al 5,6% in favore dei lavoratori di sesso maschile nella classe d’età tra i 20 e i 24 anni e raggiunge addirittura il 27,8% per la classe tra i 60 e i 64 anni. Ciò supporta la tesi per cui l’assenza per maternità, e dunque la minore anzianità di servizio delle lavoratrici una volta rientrate al lavoro, possano essere determinanti nel differenziale retributivo tra i sessi”.

Per quanto riguarda il settore pubblico, “la retribuzione media giornaliera –  nel 2019 ammonta a 118,4 euro. Anche qui a livello aggregato, il divario fra maschi e femmine appare subito rilevante: a fronte di un salario medio giornaliero pari a 148,7 euro percepito dai lavoratori maschi, le lavoratrici incassano mediamente 103,6 euro. Il Gender Pay Gap è quindi del 30,3%.

Essendo il settore pubblico caratterizzato da un’elevata presenza di donne con un impiego part-time (18.222 contro 1.666 uomini), i compensi relativamente bassi in questa tipologia contrattuale incidono in modo significativo sul valore medio complessivo.

Scomponendo lavoro full-time e part-time, la situazione varia considerevolmente. In entrambi i casi il Gender Pay Gap (tempo pieno: 17,9%; tempo parziale: 8,5%) mostra valori inferiori rispetto al dato medio aggregato (30,3%). Tali valori risultano abbastanza in linea con quelli misurati nel settore privato













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