Il dibattito

I nomi dei rifugi in Alto Adige, disfida eterna. La vice dell’Alpenverein: «Troppa confusione, legare la denominazione al territorio»

La proposta tocca un nervo scoperto. Steger (Svp) scettico: «I nomi dei luoghi dovrebbero essere utilizzati in tutte e tre le lingue ufficiali a patto che siano effettivamente in uso». Stf accusa Beikircher di «voler fare l’Ettore Tolomei» (foto, Rifugio Fronza alle Coronelle)


Peter Righi e Stefan Wallisch


BOLZANO. In Alto Adige apparentemente nulla è semplice. Difficile, infatti, spiegare sul Catinaccio a un forestiero che la meta è sempre la stessa per chi si dirige al "Rifugio Aleandro Fronza sul Catinaccio", alla "Kölner Hütte" oppure al "Rifugio Coronelle". Qui i rifugi hanno almeno due, se non tre nomi. Per esempio in tedesco si parla di "Kasseler Hütte", perché il rifugio all'epoca fu realizzato dal Club alpino della città tedesca, mentre in italiano lo stesso edificio è conosciuto come "Rifugio Roma".

Come se non bastasse, in alcuni casi si aggiunge un terzo nome 'ufficioso' usato dalla gente del posto, legato al territorio. Ora, però, una proposta di Ingrid Beikircher, vicepresidente del Club Alpino Sudtirolese Alpenverein (Avs), ha scatenato un dibattito su questo delicato tema.

Nella rivista per i soci dell'Avs "Bergeerleben", commentando un articolo di approfondimento sui nomi dei rifugi, Beikircher ha lanciato in un corsivo l'idea di fare un po' di ordine e rinominare alcuni rifugi, legandoli al territorio, ovvero alle forcelle e vette. Si è trattato di un'iniziativa personale e non di una proposta ufficiale dell'Alpenverein, ma questo non è bastato a evitare polemiche al di qua e al di là del Brennero.

In un'intervista al settimanale Der Spiegel, Beikircher ha sottolineato che si trattava "semplicemente di uno spunto di riflessione". L'intento non era quello di cancellare con un colpo di spugna i nomi storici tedeschi, ma piuttosto "di rafforzare l'identità regionale e alpina". Soprattutto nei casi in cui la doppia denominazione - come appunto "Kasseler Hütte - Rifugio Roma" - genera confusione, secondo la vicepresidente sarebbe utile intervenire. Beikircher propone in questi casi una denominazione legata al territorio, come ad esempio "Hochgallhütte", in italiano "Rifugio Colalto". La proposta non riguarderebbe solo i nomi tedeschi, ma anche quelli nati o imposti durante il ventennio: il "Rifugio Locatelli" diventerebbe "Rifugio Tre Cime", denominazioni geografica in linea con quella tedesca "Dreizinnenhütte".

La discussione evidentemente ha toccato un nervo scoperto. Il presidente della Svp, Dieter Steger, ha sottolineato la sensibilità della questione toponomastica in Alto Adige e ha ribadito una vecchia proposta del suo partito, secondo cui i nomi dei luoghi dovrebbero essere utilizzati in tutte e tre le lingue ufficiali (tedesco, italiano e ladino), "a patto che siano effettivamente in uso". Steger si è detto scettico rispetto a una rinomina generalizzata dei rifugi e ha messo in guardia contro soluzioni a macchia di leopardo. Ha invece auspicato una regolamentazione complessiva in materia toponomastica.

Otto Mahlknecht, vicepresidente dei Freiheitlichen, ha parlato in un'intervista alla Rai di "politica identitaria discutibile" e ha accusato Beikircher di ignorare i meriti storici delle associazioni alpinistiche. La Süd-Tiroler Freiheit, il partito fondato da Eva Klotz, ha accusato Beikircher di voler "fare l'Ettore Tolomei", ovvero l'autore del Prontuario dei toponimi italiani in Alto Adige, e ha chiesto una posizione chiara dall'Alpenverein. Quello che era nato come uno spunto personale si è trasformato in un dibattito politico sull'identità e sulla memoria.













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