In pensione Toni Kerschbaumer, il "capo" dei giardinieri
Il coordinatore degli addetti della giardineria comunale appende la cesoia al chiodo: «Lavorare tra le piante e sul “mio” Talvera è stata un’avventura bellissima»
BOLZANO. «Sono una persona fortunata, perché nella vita ho fatto quello che sognavo: lavorare in mezzo alla natura sinonimo di una bellezza che cambia ogni giorno con le stagioni». Si racconta così Anton per tutti Toni, Kerschbaumer, 58 anni di Laion, coordinatore dei giardinieri del Comune di Bolzano. In Giardineria è arrivato nel 1991, quando a capo del Servizio Giardineria c'era il mitico Gildo Spagnolli, oggi la direttrice è Ulrike Buratti.Ieri, 14 ottobre, è stato il suo ultimo giorno di lavoro, adesso lo attende la pensione. «Da una parte - dice con un pizzico di malinconia - un po' mi dispiace, ma è giusto così: ho iniziato come apprendista a 14 anni. Poi ho sempre lavorato: in tutto sono 43 anni e 2 mesi. Mi sembra abbastanza».
Lei ha iniziato nel privato, come è arrivato a Bolzano?
Per caso. Io facevo parte della Società sportiva Laion che all'epoca cercava un allenatore per la squadra di calcio. Ho conosciuto Gianni Ventura che era l'autista del sindaco Marcello Ferrari. È così che ho saputo che il Comune di Bolzano era alla ricerca di personale per la Giardineria. Ho vinto il concorso prima come capo operaio e poi come coordinatore.
Quanti giardinieri coordinava all'inizio?
Erano cinquantasei, oggi siamo in trentacinque.
Calato il lavoro?
Assolutamente no. Esattamente il contrario. Rispetto a quando ho iniziato io, la città è diventata molto più grande con i nuovi quartieri di Casanova, Firmian, Druso Est, le nuove ciclabili, la zona industriale.
E quindi come si fa a curare tutto?
Siamo organizzati bene e poi abbiamo macchinari che una volta non c'erano. La città è divisa in sei zone, ciascuna con un proprio coordinatore. Bisogna essere costanti nel curare il grande patrimonio verde di cui dispone Bolzano. A partire da quello che io chiamo il "mio Talvera". E poi ci sono le passeggiate del Guncina e di Sant'Osvaldo, veri tesori del capoluogo. I bolzanini apprezzano, ma c'è anche chi denuncia il degrado.
Critiche esagerate?
Il problema esiste. Ci capita di trovare senzatetto che dormono in mezzo ai cespugli o sulle rive del fiume, ma anche questo è segno di una città che cambia. E si spiega col fatto che una volta avevamo cinque senzatetto oggi sono molti di più».
Altra polemica che ritorna periodicamente: le erbacce in città.
Inutile lamentarsi. Si sono fatte a suo tempo le battaglie per evitare l'uso del glifosato che serviva ad eliminare le erbacce. Ne è stato vietato l'utilizzo e il risultato è che dobbiamo abituarci a convivere con le erbacce.
Adesso che non si può più usare il glifosato come le togliete le erbacce?
A mano. Non ci sono alternative. A.M.