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Inverno con tanta neve, i ghiacciai prendono fiato

In Alto Adige accumuli del 10-30% in più rispetto alla media



BOLZANO. La stagione invernale appena trascorsa ha registrato in Alto Adige accumuli di neve sui ghiacciai del 10-30% in più rispetto alla media.

È maggio il mese dell'anno in cui vengono abitualmente svolti sui ghiacciai altoatesini i rilievi per valutare la quantità di accumulo di neve che si è formato durante l'inverno.

"Le maggiori eccedenze - spiega Roberto Dinale, direttore dell'Ufficio idrologia e dighe - sono state registrate tra il gruppo dell'Ortles e il Brennero, le più piccole nella zona della Valle Aurina.

La fase più nevosa dello scorso inverno, da dicembre a metà febbraio, è stata caratterizzata da una serie di perturbazioni meridionali che hanno interessato la cresta di confine orientale delle Alpi in misura inferiore rispetto ad altre parti dell'Alto Adige".

Anche quest'anno i sopralluoghi sono stati coordinanti dall'Agenzia per la protezione civile in collaborazione con il Comitato glaciologico italiano e la Ripartizione foreste.

Le misure di monitoraggio dei ghiacciai in Alto Adige hanno riguardato la Vedretta Lunga in Val Martello, il Ghiacciaio di Malavalle in Val Ridanna e la Vedretta occidentale di Ries in Valle di Riva di Tures, rappresentativi della climatologia dei diversi settori di questa parte del territorio.

"I ghiacciai sono uno specchio del sistema climatico: sono testimoni di eventi del passato e permettono di trarre conclusioni sul futuro della terra" afferma l'assessore provinciale della alla protezione civile Arnold Schuler.

Per ciò che riguarda la misurazione del bilancio di massa dei ghiacciai , "essa è complessa e necessaria per capire e documentare la relazione tra l'evoluzione del clima e il comportamento dei ghiacciai" spiega Klaus Unterweger, direttore dell'Agenzia per la protezione civile.

La stagione invernale rappresenta tuttavia solo uno dei due indicatori che compongono il bilancio di massa annuale di un ghiacciaio.

Un peso ancora maggiore è esercitato dallo scioglimento della neve e del ghiacciaio nei mesi caldi di luglio e agosto.

Prolungate e persistenti anomalie termiche positive a luglio ed agosto hanno infatti un impatto molto negativo sui ghiacciai e possono ribaltare l'esito di annate con inverni relativamente nevosi, come nel caso del 2003 passato poi alla storia come "l'anno più nero per i ghiacciai alpini degli ultimi secoli".

Negli ultimi trent'anni il bilancio di massa dei ghiacciai delle Alpi orientali è stato equilibrato o leggermente positivo solo una volta ogni dieci anni, a fronte di un dato medio di perdita di circa un metro di spessore del ghiaccio ogni anno.

"Anche in questo 2021 non si possono quindi fare previsioni rosee, ma, in ragione dei cospicui accumuli invernali e del mese di maggio relativamente freddo, è probabile che quest'anno non si registreranno record negativi sui ghiacciai del nordest", conclude Roberto Dinale. 













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