Il caso

Test nasali fai da te a Laives: solo il 40% dei genitori ha dato il consenso 

Maestri e prof sono perplessi: «Davvero complesso insegnare a metà classe online e metà in presenza» L’assessore Vettorato: «L’esito del sondaggio conferma come nel mondo italiano ci siano ancora forti perplessità»



LAIVES. C’è molto scetticismo (per non dire contrarietà) anche fra le famiglie dei ragazzi che frequentano le scuole italiane a Laives, nei confronti della proposta di sottoporre – da inizio aprile - tutti gli studenti ai test antigenici rapidi a scuola per poter ritornare in aula. Chi non accetterà resterà a casa e seguirà la didattica a distanza, online.

«È stato distribuito a circa 800 famiglie di questi ragazzi un questionario – spiega il vice presidente provinciale Giuliano Vettorato – e da quanto ho saputo, oltre il 60 per cento circa avrebbe risposto di no ai tamponi, mentre il restante 40 per cento avrebbe si manifestato un assenso ma solo il 20 per cento di questi nei confronti del tampone a scuola, mentre l’altro 20 per cento sarebbe d’accordo ma solo con altre modalità rispetto a quanto indicato».

Il sondaggio era in forma anonima e quindi attendibile, con una discussione sulla modalità “impositiva” con la quale le famiglie verrebbero messe di fronte alla scelta: o il tampone oppure lezioni in modalità online, rimanendo a casa. Qualche genitore a proposito fa una considerazione: «Come può, un insegnante, gestire una cosa del genere, ad esempio con mezza classe in presenza e l’altra metà che deve seguire la lezione online da casa. E poi, mica tutte le famiglie hanno la possibilità di far rimanere uno dei genitori a casa dal lavoro per controllare il figlio che a sua volta deve stare qualche ora almeno davanti allo schermo di un computer per seguire la lezione e si può immaginare quando si tratta di alunni delle elementari. Sarebbe una vera e propria discriminazione fra i ragazzi e un ricatto per le famiglie che non ci stanno a questa modalità».

Nei giorni scorsi, anche il sindaco di Laives si era espresso sulla, decisione provinciale e lo aveva fatto in maniera negativa. «Premesso che si parla di test “sperimentali”, che dovrebbero farsi i bambini - ha detto Bianchi – se proprio debbono essere obbligatori per tutti, vanno organizzati, reperendo il personale necessario oppure facendoli fare in farmacia, dai medici di base, dai pediatri e così via. Dire semplicemente che chi non aderisce alla decisione della Provincia rimane fuori dalla scuola e segue le lezioni online, mi sembra una forzatura che non fa altro che mettere in difficoltà le famiglie. La scuola sta uscendo da ripetute chiusure a causa del Covid e non mi sembra il caso di creare ulteriori divisioni. Come detto, se si decide che per frequentare in presenza è obbligatorio il tampone, la Provincia si organizzi e metta a disposizione tutto il personale che occorre, dando modo di poter effettuare questi test senza problemi, altrimenti l’obbligo assume la forma di un ricatto verso le famiglie».













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