La denuncia

«A Marlengo sono scomparsi i resti di una villa romana» 

In consiglio provinciale chiesti lumi sullo scavo effettuato nel 2013, c’è il timore che i reperti siano stati nuovamente ricoperti di terra: «Un’occasione sprecata» 



MERANO. La questione diventa politica, perché molto presto se ne occuperà il consiglio provinciale interrogato, a tal proposito, dal consigliere Alessandro Urzì (FdI). Al centro della vicenda lo scavo archeologico avviato, nel 2013, a Marlengo e grazie al quale, a quanto spiega lo stesso consigliere provinciale, erano venuti alla luce i resti di una villa romana. Urzì denuncia che i resti di questo manufatto, anziché venire valorizzati in chiave turistica, «sarebbero stati nuovamente ricoperti di terra e l’area in cui sorge un sito di particolare interesse archeologico preclusa al pubblico e nuovamente adibita a coltivazione».

La questione, come detto fa parte di un’interrogazione consiliare in cui viene chiesto alla giunta provinciale di fare luce su quanto accaduto.

«I resti di una estesa villa romana risalente al I o II secolo d.C. – scrive Urzì - erano venuti alla luce nel 2013 in seguito agli scavi condotti a Marlengo sotto la supervisione dell’Ufficio provinciale beni archeologici in vista di una nuova edificazione dell’areale in questione, dopo che già negli anni 70 del secolo scorso nella zona vi erano stati i primi ritrovamenti di interesse storico. Sui resti della villa originaria nel quarto secolo ne venne edificata una nuova di maggiori dimensioni e dotata di arredi di pregio, un sistema di riscaldamento a pavimento, pareti ornate da ricchi affreschi e decorazioni a mosaico dei pavimenti. Per la prima volta in Alto Adige, proprio nella villa di Marlengo erano stati rinvenuti frammenti di colonne dipinte di rosso».

«Incredibilmente però, il sito dei ritrovamenti non è stato valorizzato in veste archeologica - prosegue il consigliere - un grave sbaglio perché avrebbe potuto costituire un richiamo turistico di notevole interesse. Oggi risulta che gli scavi siano stati nuovamente interrati e l’area interessata dai ritrovamenti adibita a coltivazione di mele. Un vero peccato».

Ora toccherà al presidente della Provincia Arno Kompatscher e all’assessora provinciale ai beni culturali Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer rispondere all’interrogazione e spiegare «per quale motivo l’area archeologica non sia stata compiutamente valorizzata» e anche «se non si ritenga opportuno intervenire con un’adeguata valorizzazione dei reperti archeologici fin qui rinvenuti anche a fine turistico per l’intero comprensorio del Burgraviato».













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