Acqua minerale, giudizio rinviato a ottobre a Venezia

Merano. La vertenza che oppone Aquaeforst srl e la Provincia di Bolzano su utilizzo e sfruttamento dell'acqua minerale, che sgorga dalle sorgenti di Monte San Vigilio, si arricchisce di un nuovo...



Merano. La vertenza che oppone Aquaeforst srl e la Provincia di Bolzano su utilizzo e sfruttamento dell'acqua minerale, che sgorga dalle sorgenti di Monte San Vigilio, si arricchisce di un nuovo capitolo. Il Tar di Bolzano ha dichiarato inammissibile per difetto di giurisdizione il ricorso presentato dalla società satellite della birreria Forst, che si opponeva all'introduzione da parte della Provincia di tariffe da pagare per l'uso commerciale dell'acqua. Fino a oggi la società, che imbottiglia acqua minerale in via Zuegg, non ha mai pagato nessun tributo all'ente pubblico per la concessione sull'uso dell'acqua che commercializza in forza di una legge del 1954 con la quale la Regione entrava nel capitale sociale dell'allora Salvar, la società di gestione delle terme di Merano. In funzione di questa operazione le Terme di Merano, ma anche Aquaeforst, venivano esentate dal pagamento del canone sull'acqua fino alla scadenza della concessione nel 2038. Se da una parte si capisce lo scopo dell'esenzione per uso termale delle acque, meno chiaro è invece il motivo per cui un privato possa sfruttare l'acqua di sorgente, per commercializzarla senza pagare un canone d'uso alla collettività. Dopo una serie di interrogazioni provinciali, che avevano denunciato quello che veniva definito un privilegio, l'ufficio gestione risorse idriche nel 2018 intimava ad Aquaeforst di pagare il nuovo canone idrico e la quota tariffaria a partire dall'anno in corso. Immediato il ricorso della società, che intende far valere l'esenzione fino al 2038, usando due binari diversi: da una parte il Tar, chiedendo l'annullamento della comunicazione dell'ufficio gestione risorse idriche e della delibera della giunta provinciale che sanciva i canoni da pagare; dall'altra il ricorso al tribunale delle acque pubbliche di Venezia. La delibera provinciale stabilisce che ogni anno vadano pagati 7.500 euro per ogni litro secondo della portata d'acqua delle sorgenti sfruttata. A questo onere si aggiungono 40 centesimi per metrocubo di acqua derivata e altri due euro sempre a metro cubo per l'acqua imbottigliata. Quest'ultimo importo sale fino a 2,70 euro se si usano bottiglie non di vetro e non a rendere. Dopo l'inammissibilità del ricorso dichiarato dal Tar Aquaeforst potrà ora ricorrere al giudice ordinario, ma prima di dovrà attendere il giudizio del tribunale delle acque di Venezia, che fissato l'udienza per discutere l'argomento il 3 ottobre prossimo. ROG













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