Avventura in Formula E «Così nasce la prima  monoposto italiana» 

L’imprenditore meranese. Dalla Fisker Karma alla Jaguar, una vita professionale nel settore delle auto elettriche: «È questo il futuro, anche nelle competizioni sportive»


jimmy milanese


merano. Si arricchisce di un nuovo capitolo l’avventura del meranese Gianfranco Pizzuto con la mobilità elettrica (nell’articolo sottostante inquadriamo la carriera dell’imprenditore meranese nell’automotive e di questo settore nella storia della città). Una passione, quella per le e-car, che in Pizzuto ha solide ragioni: «I motori fossili non hanno più un futuro, mentre oggi è tutto nelle mani della mobilitò elettrica alla quale ho dedicato gran parte della mia vita».

Lei è stato brand ambassador della Jaguar che l'anno scorso ha messo in commercio la sua prima automobile elettrica.

Sì, ho portato in giro la I-Pace, prima vettura interamente elettrica della Jaguar, anche grazie alla mia esperienza ormai decennale nel settore. Ma ora mi sto concentrando su altro.

Può spiegare su cosa?

Tutto è partito per via di questa quarantena, durante la quale non si poteva fare nulla. Mi ha chiamato Massimiliano Zocchi, un amico giornalista, il quale ha lanciato l'idea di partecipare con un team italiano alla Formula-E. Ci ho pensato, ho chiamato Mark Lander, titolare della ditta Imecar di Adalia, in Turchia, e da lì ci siamo dati da fare.

Cosa succede adesso?

La Imecar costruisce centraline elettriche per i veicoli commerciali Fca, così abbiamo pensato che non sarebbe stata una cattiva idea partecipare a questo campionato mondiale dell'elettrico nel quale la scocca delle auto è uguale per tutti, non ci sono motori termici e la differenza, oltre al pilota, la fa la capacità di costruire un motore elettrico per il quale assieme ai miei soci abbiamo già esperienza.

Come un tempo faceva Abarth, lei modificò una Fiat 500 in elettrico con la quale andò dall'Austria fino a Oslo, giusto?

Sì, con la Scuderia E di Lana che ho aperto assieme a degli amici abbiamo lanciato e vinto questa sfida che ci ha portato in assetto elettrico fino a Oslo in meno di 24 ore. Ma ora questa tecnologia, adeguatamente sviluppata, sarà montata su una monoposto da corsa che assembleremo a Modena.

Perché proprio a Modena?

Perché lì c'è la storia dell'automobilismo italiano e la nostra vettura sarà rossa come la Ferrari. Si avvarrà anche della partecipazione come co-sponsor della Elektron, vuole essere la prima auto italiana a partecipare a questo campionato che segnerà il futuro delle corse. Dal canto loro, quelli di Elektron, una società turca, realizzeranno Eelektron 1, una bellissima supercar blu dalla tecnologia rivoluzionaria, anche utilizzando gli sviluppi che apporteremo in gara.

In che senso segnerete il futuro?

Perché secondo me, in futuro Formula 1 e Formula-E diventeranno un tutt'uno, quando chi gira i capitali e gli interessi capirà che l'era del motore a benzina è terminata e con costi del tutto inferiori è possibile realizzare un campionato del mondo, visto che ad oggi i team di Formula 1 che non ce la fanno sono sempre di più.

E i capitali per realizzare questo sogno, quanti sono e dove li troverete?

Innanzitutto ci vuole circa mezzo milione di euro per costruire la macchina, il che è nulla rispetto ai costi di una Formula 1, ma questo fa capire quali siano le potenzialità di questi mezzi ecologici. Poi, ci vogliono circa 10 milioni di euro per le spese vive, dunque per la partecipazione alle corse che si effettuano tutte in circuiti cittadini. Il nostro lavoro oggi è quello di trovare gli sponsor, alcuni molto interessati a questo progetto che speriamo possa dare uno slancio all'automotive italiano, molto indietro rispetto ad altre realtà dove l'elettrico non è più considerato il futuro, ma il presente.

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