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Canale a secco, tremenda scoperta a Sinigo: centinaia di pesci morti 

Nel fossato “Castel Gatto” analoga moria quattro anni fa. Interventi di scavo avevano creato le condizioni per lo svernamento, ma il problema si è ripresentato

SICCITÀ Nei piccoli rii prosciugati dalla siccità c’è una moria di pesci  


Simone Facchini


MERANO. Canale a secco, centinaia di pesci morti. Succede a Sinigo, in una roggia presso l’ex Dopolavoro, ai margini del laghetto di pesca sportiva (o meglio, di quel che ne rimane in attesa di un suo ripristino o di una diversa destinazione d’uso). Non è la prima volta. Carpe, trote, cavedani, carassi… senza appositi interventi, in condizioni di siccità la moria è destinata a riproporsi in futuro.

Il canale in questione è il Katzensteingrabe, conosciuto come rio Castel Gatto – anche se propriamente un torrente non è. Realizzato nell’ambito del sistema di bonifica della frazione, poi via via “picconato”, sfocia nel rio Nova, che a sua volta alimenta l’Adige.

Se c’è qualcuno che può fare sintesi sulle diverse segnalazioni del fatto, giunte anche al comitato di quartiere che ha subito provato a muoversi per capire, è Paolo Nardo, presidente dell’associazione pescatori Sinigo (che con il sopra citato laghetto ormai in disuso da anni, bisogna premettere, nulla ha che fare). «Era accaduto anche quattro anni fa, quando per la mancanza d’acqua furono condannati a morte pesci per oltre 100 chilogrammi complessivi».

A seguito di quell’episodio, i responsabili provinciali realizzarono, all’interno del fossato, una buca che garantiva la permanenza dell’acqua anche durante l’inverno. La presenza di ghiaccio in superficie, se sotto c’è acqua a sufficienza, permette ai pesci di sopravvivere.

Ma quella buca, in poche stagioni, si è colmata. E non è stata fatta manutenzione. Quando in inverno la falda freatica si abbassa, le precipitazioni sono limitate e l’apporto di acqua da Montefranco/Castel Gatto scarseggia, il canale si prosciuga. Fra ghiaccio e fango, i pesci muoiono. «Per assicurare la loro sopravvivenza servirebbe un piccolo bacino, dove i pesci potrebbero svernare. Può andare bene anche quello che era già stato creato, ma va risistemato». Oppure, per salvare i pesci, quando il canale viene svuotato bisognerebbe prelevare gli esemplari ma subentrano complicazioni per il ricollocamento.

La fauna ittica nel canale Castel Gatto è popolata da esemplari che risalgono dall’Adige e dal rio Nova. Alcuni nascono nello stesso canale. «Quell'umile fossato era un pullulare di vita in ogni stagione», racconta un lettore. «Oltre a varie piante acquatiche, fra cui le castagne d'acqua, vi erano ranocchie, libellule, anatre, aironi, il martin pescatore che saettava multicolore lungo le sponde, per pescare il suo pranzo quotidiano».













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