Crisi Solland, Kompatscher chiude la porta agli operai 

L’incontro negato. Il governatore non cede alle pressioni di lavoratori, sindacati e Mise «La Provincia non ha titolo per intervenire». La protesta degli operai destinata ad alzare i toni


Simone Facchini


Merano. Kompatscher ha detto no. Il governatore resiste alle pressioni crescenti di lavoratori e sindacati a supporto dell’appello del ministero per lo Sviluppo economico, e rifiuta di sedersi al tavolo Solland. «La Provincia non ha alcun titolo per intervenire in merito alla destinazione produttiva di un immobile che è stato assegnato dal Tribunale con asta pubblica a seguito di uno specifico bando», scrive il presidente della Provincia ai sindacati e a Giorgio Sorial che segue la vertenza per il Mise. Motiva la presa di posizione con le decisioni prese dalla Giustizia. La stessa che, paradossalmente, a suo tempo aveva giustificato le sue scelte sulla base dell’ordinanza della Provincia che comandava di svuotare l’impianto.

Domande.

La palla ora passa di nuovo agli operai e ai sindacati che dal confronto con Kompatscher avrebbero almeno voluto dei chiarimenti. Tante le domande che rimangono inevase e soprattutto resta l’impressione di tanti, a partire da chi nella fabbrica ci lavora, che la decisione di chiudere lo stabilimento sia principalmente politica. Dove si trovi il confine fra l’operato della Provincia e le decisioni di giudice e curatori fallimentari è il nodo che l’azione di lavoratori e sindacati vorrebbe districare. Si sono anche rivolti alla Procura con un esposto. E a più riprese hanno ricordato che la Mb Solar, azienda di Singapore, ha messo sul piatto 5 milioni per acquisire il polo industriale contava di investire (si è parlato di 50 milioni) per rilanciarlo.

Lapidario.

Ancora una volta, Kompatscher è lapidario: «Temo che un ennesimo incontro tra Provincia e organizzazioni sindacali avrebbe il solo risultato di illudere ancora una volta in merito a ipotesi di ripresa dell’attività produttiva su cui, in realtà, la Provincia non può intervenire». Nella comunicazione, il governatore ricorda anche che «il consiglio provinciale si è espresso con legge per lo svuotamento dell’area dalle sostanze pericolose come ampiamente richiesto dalla popolazione residente sul territorio interessato». Di certo lo ha chiesto il sindaco Paul Rösch, sull’ampio consenso della popolazione (non è specificato nella lettera come calcolato) i dubbi sono tanti.

Proteste.

A questo punto, come annunciato nei giorni scorsi, per la prossima settimana si prevedono forti azioni di protesta da parte dei lavoratori. È già stata paventata la possibilità che i dipendenti, oggi in carico a Eco Center, lascino da un momento all’altro lo stabilimento con tutte le conseguenze sulla catena di sicurezza di un impianto sottoposto alla legge Seveso.

Sulla vicenda è tornato all’attacco Diego Nicolini, consigliere dei Cinquestelle: «Incredibile che Kompatscher stia ancora ignorando questo problema e i solleciti che tutti gli attori coinvolti in questo caso gli stanno rivolgendo da mesi, i nostri, quelli del Mise, quelli dei sindacati locali e nazionali riuniti, oltre a quelli dell’investitore».













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Valeria Frangipane

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