«Festa dell’Uva», profilo basso e pochi partecipanti

Merano. Sembrava una domenica qualsiasi, quella che ieri doveva essere la giornata dedicata alla «Festa dell'Uva» che da oltre quattrocento anni segna la fine della vendemmia e il ringraziamento per...



Merano. Sembrava una domenica qualsiasi, quella che ieri doveva essere la giornata dedicata alla «Festa dell'Uva» che da oltre quattrocento anni segna la fine della vendemmia e il ringraziamento per il raccolto. Dopo un sabato di ordinaria presenza di turisti e meranesi in città, la domenica si è un pochino ravvivata per via della presenza di una serie di bande le quali sulla terrazza del Kurhaus hanno allietato la mattinata meranese. Duecento, forse trecento le persone presenti, per una domenica soleggiata trascorsa via quasi come le altre. Una Festa caratterizzata dalla poca affluenza ma dall’obbligo di distanziamento sociale e mascherina a copertura delle vie respiratorie, proprio per evitare il diffondersi del contagio che in questi giorni ha iniziato a galoppare. Ma a galoppare, nel centro cittadino, con partenza a Porta Venosta e arrivo all'Ippodromo per la classica corsa degli avelignesi, dovevano essere proprio i puledri dalla chioma bionda che come da tradizione ogni anno a metà ottobre trainano i carri allegorici del Burgraviato per la sfilata capace di attirare migliaia di turisti. A due giorni dall'entrata in vigore della disposizioni volute dal presidente Kompatscher che da domani e fino al 30 novembre limiterà le manifestazioni pubbliche in Alto Adige, la Festa dell'Uva potrebbe essere l'ultimo evento mondano per questo 2020.

Purtroppo, seppur mezzi di pregio e preziosi custodi della tradizione sudtirolese per l'uva e i suoi derivati, i quattro carri allegorici posizionati in luoghi strategici della città non hanno suscitato l'interesse dei meranesi, abituati a vederli sfilare carichi di ragazze e ragazzi in costumi tipici della vita contadina sudtirolese. Che dire del grappolo record da 300 chili posizionato sul carro di Lagundo, oppure quello di Marlengo, il più antico carro ancora presente in provincia, costruito subito dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale? È il loro movimento in successione, preceduto dalle bande locali a rendere questi mezzi una attrazione turistica. E attrazione sicuramente lo sono stati i due giovani saltari che per tutto il weekend hanno girato per le vie del centro. Con i loro cappelli piumati, i loro vestiti in pelle e le loro lance, fino agli anni sessanta ai saltari era affidato il compito di proteggere il raccolto da malintenzionati. Insomma, una Festa dell'Uva a cui mancava il sapore del mosto e il rumore dei ferri degli avelignesi sbattuti sui cubetti di porfido ma che, come spiegano gli organizzatori, è solo rimandata al 2021, Covid permettendo. J.M.

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