la situazione

I Verdi: «Senzatetto e migranti, Merano può e deve sgravare Bolzano» 

Attualmente sono 25 i posti letto disponibili nella città del Passirio, nei container accanto alla stazione, di cui l'80% occupati Rossi: «Subito una Casa della solidarietà come a Bressanone, pressioni per far proseguire l’ex Sprar, il recupero degli alloggi costruiti in convenzione»


Massimiliano Bona


MERANO. Per sgravare almeno in parte Bolzano - che già ospita poco meno di 700 fra senzatetto e migranti - anche Merano può e deve fare di più. Ne è convinto l’ex vicesindaco e attuale consigliere comunale dei Verdi Andrea Rossi che indica cinque strade per affrontare «in modo non emergenziale» un tema sicuramente spinoso e che tornerà di grande attualità non appena le temperature (come previsto) scenderanno nuovamente di diversi gradi sotto lo zero. Merano, lo ricordiamo, oggi ha attrezzato un’area con 25 posti in zona Stazione, giunta (quasi) ai limiti della capienza, ma è oggettivamente poco.

Merano fa abbastanza per sgravare il capoluogo?

Merano è attiva ma può e deve fare di più. I percorsi di accoglienza e di integrazione hanno bisogno di strutture e di persone, dunque di finanziamenti e, dietro a loro, di scelte convinte. E, per venire alla realtà provinciale, non può più essere la sola città di Bolzano a costruire interventi e percorsi e a sostenerne spese e difficoltà. Il richiamo all'intervento dei singoli Comuni, debitamente coordinato e sostenuto dall’organo di governo provinciale, è più che legittimo. Anche e proprio nella prospettiva di una soluzione vera, coordinata e definitiva e umanamente accettabile del tema su tutto il nostro territorio.

Cosa era stato fatto con i Verdi al governo della città del Passirio?

Merano, durante la giunta Rösch aveva cominciato a dare le sue prime risposte e a immaginare soluzioni future e più solide: il sostegno a tutte le strutture che, anche oggi, si occupano della prima accoglienza, la costruzione di una rete di interventi sociali intorno al Cas alla stazione, l’avvio, attraverso il Burgraviato, del primo progetto provinciale allora denominato Sprar per i richiedenti asilo, la presenza cadenzata (e ad oggi riconfermata) sul territorio di un camper e di personale per un servizio di assistenza immediato ed elementare, la messa a disposizione della Protezione Civile del terreno e il sostegno all’avvio dell’area per container per l’emergenza freddo ancora oggi attiva. E per finire lo studio per una possibile apertura a Merano di una Casa della Solidarietà sul modello di quella esistente a Bressanone.

Bene, accanto a ciò che già oggi si fa, cosa si potrebbe fare in più?

Dal mio punto di vista i possibili percorsi da intraprendere sono almeno cinque. Merano, innanzitrutto, deve fare la sua parte in termini di peso e pressione politici all’interno del Burgraviato per confermare il proseguimento dell’adesione all’ex Sprar (oggi Sai: Sistema Accoglienza Integrazione ndr) magari ampliando l’offerta degli alloggi attraverso i fondi che provengono direttamente dallo Stato. In seconda battuta bisogna verificare, con la Provincia che ne è titolare, la possibilità di occupare per l’emergenza freddo anche i posti letto eventualmente ancora disponibili al Cas collocato alla Casa ex lavoratori alla stazione ferroviaria.

Ma è realistico puntare su una «Casa della solidarietà meranese» sul modello della val d’Isarco?

Sicuramente. Quando è parso chiaro, dopo gli ultimi tentativi per convincere la Provincia a mantenere una destinazione sociale per almeno una parte della residenza Zarenbrunn, che l’intero complesso sarebbe stato ceduto alla città di Mosca per un periodo di 30 anni, al Comune di Merano, nella persona dell’ex sindaco Paul Rösch, era stato promessa in cambio la disponibilità di un altro immobile di proprietà provinciale dove ospitare una Casa della solidarietà: va fatta ora pressione perché quella promessa venga mantenuta e in tempi brevi.

Ma a cosa servirebbe in concreto?

La struttura rappresenta una rete di sicurezza per tutti coloro che, per qualsiasi motivo, si trovano improvvisamente a vivere la strada come propria casa e che faticano a rimettersi in piedi da soli. Un progetto su cui il sindaco Rösch e i Verdi avevano già cominciato a ragionare attraverso contatti con i gestori e visite alla struttura. Conforta sapere che è misura contenuta anche nel programma dell’attuale giunta. Preoccupa invece, vista la situazione, la priorità “B”, a medio termine. I Verdi avevano già individuato un possibile immobile di proprietà comunale su cui investire: l’ex scuola elementare di Quarazze. Qualora la Provincia non ottemperasse alla sua promessa legata allo Zarenbrunn, potrebbe diventare, in contropartita, un'utilissima co-finanziatrice dell’investimento. Occorre tuttavia accelerare i tempi.

Altre opzioni?

C’é una legge provinciale che offre opportunità importanti alle amministrazioni comunali nel recuperare a fini sociali e a prezzi vincolati appartamenti costruiti in convenzione con la Provincia, ma non occupati o occupati da persone senza i necessari requisiti (5 anni almeno di residenza o avere un lavoro in un comune della provincia). Al Comune l’obbligo del controllo, ma anche la possibilità di elevare e riscuotere sanzioni (dai 15 ai 45 mila euro) e soprattutto, dinanzi a un’inadempienza protratta oltre i limiti di legge, di collocare direttamente negli appartamenti persone che Comune e servizi sociali sanno essere in difficoltà e in stato di bisogno abitativo. Un'opportunità da verificare e sfruttare al meglio.

 













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