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L’autista velata Sasa: guido il bus a testa altissima 

La storia. Hanane Serkouh, 44 anni, vive a Lana, e ha ereditato l’amore per il mestiere dal padre: «C’è chi mi offende, in italiano e tedesco, ma gran parte dei passeggeri rispetta la mia scelta»


Massimiliano Bona


LANA. Una donna al volante di un autobus e col velo addosso. «Non nascondo - commenta Hanane Serkouh, 44enne di Lana, che l’Alto Adige ha intervistato dopo il servizio Rai che ne ha accresciuto la notorietà nel Burgraviato - che la maggior parte dei passeggeri dimostra di apprezzarmi per ciò che sono ma c’è chi ha pregiudizi sul mio conto. Gli insulti fanno male, ma io continuo a guidare a testa alta, anzi altissima. Sono determinata e orgogliosa».

Quanti anni aveva quando è arrivata in Italia?

Poco più di tre. Sono arrivata con la famiglia (i genitori, due sorelle e un fratello ndr) e da allora vivo a Lana. Ho la doppia cittadinanza italo-marocchina ma sono nata e cresciuta qui.

Che scuola ha frequentato?

Quella italiana ma mi sono fermata alle medie perché dovevo dare una mano ai miei genitori. Negli anni Novanta la situazione era molto diversa da oggi.

Che mestiere ha fatto prima di diventare autista di un mezzo pubblico?

Prima la cameriera, poi la sarta e la designer. Ma appena ho potuto ho ripreso a studiare e speso anche parecchi soldi per acquisire tutti i titoli necessari.

Che patenti ha preso?

La «D» per i mezzi senza rimorchio, la «DE» per i mezzi con rimorchio e la «CQC» che mi ha consentito di fare l’autista di mezzi deputati al trasporto persone.

Quanti soldi ha speso per superare tutti questi esami?

Seimila euro che per me non sono stati pochi. Sono divorziata e ho due figli - di cui uno autonomo - ma sono riuscita a coronare il mio sogno con grande forza d’animo. E da tre anni guido i bus.

Oggi su che tratte guida?

Sia urbane che extraurbane. Comprese le tratte di montagna. Anche nella zona di Falzen-Merano 2000. Più impegnative sono e più mi trovo a mio agio

Da chi ha ereditato la passione per la guida?

Da papà Naji, ora in pensione, che ha fatto il camionista.

Ha l’impressione che il suo velo sia motivo di disturbo per qualcuno?

Sì, certo. Mi dicono soprattutto straniera di m., sia in tedesco che in italiano, perché pensano che sia arrivata qui da poco col gommone e non capisca il dialetto. Mi è capitato anche oggi al supermercato. A casa piango, ma poi reagisco.

Lo indossa per motivi religiosi?

Ho scelto 10 anni fa. E nessuno mi ha costretto a farlo. Come io rispetto le scelte degli altri mi piacerebbe che chi incontro rispettase le mie. Mi sono sempre sudata ciò che ho ottenuto.













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