L’hotel di lusso organizza una task force anti-Covid 

La ripresa. Il Quellenhof ha già speso circa 100 mila euro per adeguarsi alle normative I clienti potranno fare il test sierologico: se positivi la struttura offrirà la quarantena in albergo


Jimmy Milanese


Merano. Abbiamo già raccontato le vicende di un piccolo hotel cittadino che a causa delle regolamentazioni introdotte per via dell’emergenza sanitaria in corso ha deciso di non riaprire. L’indeterminatezza della normativa e costi extra troppo alti da sostenere per garantire la sicurezza degli ospiti, tra i motivi principali. Tutta un’altra storia, invece, quella delle strutture ricettive di maggiori dimensioni, le quali, dotate di ampi spazi, si prestano maggiormente a mettere in pratica tutte quelle disposizioni sanitarie obbligatorie per poter riaprire. Tanto che una ha deciso di creare una squadra medica speciale per garantire agli ospiti che arriveranno maggiore sicurezza.

«Stiamo vivendo una situazione unica che rappresenta anche una sfida per una struttura alberghiera di oltre 250 dipendenti, 200 stanze e una serie di servizi che per via dell’emergenza coronavirus devono essere ripensati», spiega Heinrich Dorfer, proprietario dell’Hotel Quellenhof, in val Passiria, in questi giorni alle prese con una serie di complessi preparativi in attesa della riapertura prevista per il 5 giugno. «Per mettere l’albergo in sicurezza rispetto alle normative anti-Covid abbiamo dovuto spendere qualcosa come 100 mila euro, dopo diversi mesi di chiusura», prosegue Dorfer. Videocamere, dispenser, macchine per la disinfezione e un sistema per la rilevazione della temperatura corporea, ma anche mascherine e guanti sono solo una parte dell’investimento imprevisto per una struttura che come poche in Alto Adige può vantare una clinica medica al suo interno. «E questo è sicuramente un vantaggio, perché per riaprire abbiamo messo in piedi una vera e propria “coronavirus task force”, così da garantire ai nostri clienti anche la possibilità di effettuare il test sierologico per l’individuazione del virus».

«Una nuova normalità» è il motto di Dorfer, in attesa che dalla Provincia arrivino agli albergatori linee guida più dettagliate in relazione alle normative da rispettare per lo svolgimento delle tante attività che tipicamente l’industria alberghiera altoatesina offre. L’intenzione è di non abdicare ai servizi che caratterizzano uno degli hotel più lussuosi dell’intera provincia, proprio perché mantenere alti gli standard anche al tempo del coronavirus sembra essere la strategia scelta degli albergatori – spiega Dorfer - magari puntando sull’ampiezza degli spazi e sulla possibilità di distanziare meglio gli ospiti. Una strategia che dovrebbe riportare turisti in Provincia, con beneficio di tutta l’economia locale.

«Ovviamente dovremo rivedere in modo radicale le modalità di erogazione del servizio di ristorazione, e già sono tante le richieste dei nostri clienti di poter consumare i pranzi in camera o nei giardini», aggiunge il titolare, soddisfatto per il numero di prenotazioni raggiunto finora. «I nostri clienti o hanno paura o non temono nulla, ma per evitare qualsiasi problema da parte nostra offriamo corsi di formazione al personale, che dovrà essere preparato a qualsiasi evenienza». Questo in attesa di capire quando e come le frontiere saranno riaperte. E se un paziente dovesse essere trovato positivo al coronavirus? In attesa di ulteriori disposizioni su come comportarsi in questi casi, Dorfer promette che non avrebbe problemi ad ospitare a spese della struttura il cliente infetto per tutto il tempo della quarantena. «Ma gli alberghi altoatesini sono sicuri, perché la categoria si sta preparando a dovere, seguendo tutte le disposizioni in materia sanitaria».

Dorfer ha deciso di anticipare gli importi della cassa integrazione in deroga ai suoi dipendenti, in attesa che siano le istituzioni a mantenere le promesse fatte. Perché anche sul fronte degli aiuti da parte dello Stato, le cose non sono andate in modo liscio. «Abbiamo partecipato al famoso Click-Day, quell’11 maggio nel quale a partire dalle nove di mattina lo Stato ha dato agli imprenditori la possibilità di ottenere contributi pubblici, ma dopo pochi secondi il fondo di 1,4 miliardi di euro era già terminato», ricorda con amarezza. Una stagione turistica, quindi, che nel Burgraviato inizia con tante incognite, in particolare con molte difficoltà per quelle strutture ricettive di minori dimensioni, alle prese con una normativa per alcuni ancora difficile da applicare.













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