La sinistra dà battaglia al fianco di Paul Rösch 

Comunali. Gli Ecosociali si presentano: al centro lo spazio pubblico, il sociale e l’ambiente «Con Verdi e Team K l’unica alternativa per chi voglia una città plurale. Altrimenti, destre e lobby»


Sara Martinello


Merano. Nell’affollata via Cassa di Risparmio, dietro i capannelli di candidati ed elettori degli imponenti gazebo di Civica e Lega, la Sinistra Ecosociale si raduna attorno ai tavolini di un caffè. Raccoglie sottoscrizioni per la presentazione della propria lista. Non gode di amicizie o di parentele illustri che possano fabbricare endorsement patinati. Eppure cinque anni fa l’assemblea della sinistra meranese ce l’ha fatta, a esprimere un proprio consigliere.

Merito di idee chiare e di una scarsa inclinazione al compromesso – il programma 2020 è disponibile sul suo sito – a partire proprio dal nome. «Un valore aggiunto, indicare subito la nostra area», dice la capolista Laura Mautone, l’insegnante di italiano che al Gandhi tiene alta l’attenzione sulla questione di genere. Gli Ecosociali stavolta hanno fatto una scelta che potrebbe aiutare gli indecisi, schierandosi insieme a Verdi e Team K nel sostegno della rielezione del sindaco Paul Rösch. Così il consigliere comunale e dirigente scolastico David Augscheller: «È l’unica alternativa per chi vuole una città aperta, plurale, che definisca lo spazio pubblico come un diritto di tutti. Anche perché gli altri sono di destra, di centrodestra o di stampo lobbistico».

In coalizione con Verdi e Team K.

Ma se Rösch dovesse essere rieletto, la presenza di chi non ha remore nel definire la propria area potrebbe inficiare i rapporti con chi abbia i numeri per entrare in giunta? «Non sarà il fatto che siamo “Sinistra” l’ago della bilancia – risponde Augscheller –. Se qualcuno inizia a fare questo tipo di ragionamento non vale neanche la pena che si presenti alle elezioni. Noi desideriamo dare un orientamento politico. Per fare un esempio immediato, a novembre la crisi si farà sentire. Noi vogliamo contribuire attraverso l’attenzione al sociale».

Affinità e nuove idee.

L’adesione alla candidatura di Rösch è il risultato di cinque anni di mozioni e interventi spesso condivisi con Francesca Schir e Kurt Duschek (Team K) e plauditi dalla maggioranza verde. Le affinità coprono lo spettro della sostenibilità, dall’ambiente al sociale, fino all’idea di portare a Merano istituzioni di stampo scientifico e alla volontà di affrontare la questione di genere senza prescindere dall’azione politica.

Mautone e il candidato Giorgio Galvani, ex postino, parlano della necessità di infrastrutture per una digitalizzazione reale, una partecipazione che si sospinga là dove politiche economiche e comunicative aggressive hanno prodotto sacche di emarginazione. La cultura come plusvalore: a proposito di Campus M, il progetto lanciato da un gruppo di stakeholder meranesi per rivitalizzare l’areale delle caserme, Galvani parla di un’«ottima idea, una ricchezza che però deve diffondersi interagendo con le zone circostanti, Nell’areale si potrebbero portare isituti di ricerca e creare spazi per convivenza e abitazioni sociali. Fermando le mire degli speculatori: alle Albere, a Trento, ora i costi sono esplosi». E ancora, prosegue, «un polo del riciclo nell’areale dell’ippodromo dove realizzare officine artigiane che recuperino vecchi elettrodomestici e altri materiali, con un progetto anziani-giovani di trasmissione delle competenze e con una reimmissione nel mercato degli oggetti recuperati, in un circuito di economia circolare. Va anche incrementato il mercato contadino». In ambito culturale Mautone propone un profilo «non nostalgico, non turistico, che renda protagonisti i giovani». Francesco Redavid, professore di educazione fisica, chiede spazi fruibili e liberi anche per chi non sia iscritto a una società: «L’associazionismo ha una validità di promozione sociale fondamentale, ma deve esserci anche la libertà del singolo». Così anche Augscheller: «Lo spazio pubblico a Merano è tutto occupato. Altro che democratizzazione. Bisogna aprire la città ai singoli e alle culture alternative. Valorizzare per esempio l’Est Ovest, che nonostante le migliaia di iscritti ha difficoltà a essere riconosciuto come plusvalore della città. Eppure è l’unico a fare cultura senza limitarsi a riprodurla».













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