il dramma

La tragedia sulla Mebo: «Si è infranto il sogno di Shirali»

Il 32enne afghano era arrivato in Italia fuggendo dal suo paese e dopo essere stato anche sequestrato dai banditi. Terminati gli studi, aveva trovato lavoro in Alto Adige, prima a Bolzano e poi a Lana. La mamma anziana e malata non è stata ancora avvisata


Alidad Shiri


MERANO. Ha destato profondo dolore, e sconcerto per come si è verificata, la tragedia che si è consumata, venerdì mattina, sulla Mebo, dove ha perso la vita il 32enne Shirali Mohammadi. L’uomo, di origini afghane, stava cercando di spingere la propria auto in panne quando è stato travolto da un camion. A nulla sono valsi gli sforzi per salvargli la vita.

Shirali Mohammadi era di etnia Hazara. In Italia è arrivato fuggendo dal suo Paese di origine. Inizialmente si era spostando in Pakistan, a Quetta, nel quartiere di Mariabad, come tanti profughi afghani. La sua famiglia lì si era data da fare per vivere dignitosamente, aprendo una sartoria, nella quale Shirali lavorava, dopo la scuola, insieme al padre e al fratello. Poco tempo dopo è rimasto orfano di padre e così, nel 2005, ha deciso di partire per cercare una nuova vita. Nel suo viaggio rocambolesco, spesso tra la vita e la morte, è stato anche sequestrato da una banda di delinquenti che hanno chiesto un riscatto per liberarlo. Il fratello si è indebitato per mandargli i soldi. Nonostante le fatiche e i pericoli è riuscito a raggiungere l’Italia, arrivando in Veneto e trovando accoglienza a Treviso. Dopo la licenza media ha proseguito gli studi arrivando a conseguire anche il diploma di maturità in un istituto professionale, indirizzo meccanico, con un voto alto di cui andava molto fiero. «Raccontava con soddisfazione di come aveva superato tante fatiche e del fatto che non aveva mollato riuscendo a concludere gli studi», ricordano gli amici.

Dopo aver lavorato per un periodo in Veneto si è poi trasferito in Alto Adige, a Bolzano, lavorando come operatore meccanico. In seguito, ha trovato un altro lavoro a Bressanone. Ragazzo creativo, con un forte spirito imprenditoriale, ha quindi deciso di aprire a Bolzano, tra via Palermo e via Roma, un negozio di biciclette che anche riparava. Colpito, però, come tanti dalla crisi economica, causata dal Covid, ha dovuto chiudere il negozio, trovando comunque velocemente un nuovo lavoro a Lana, in una fabbrica. A Lana viveva con la moglie di 25 anni, che dopo il fidanzamento, ancora a Quetta (Pakistan), nel 2016, era riuscita finalmente a raggiungerlo nel settembre del 2020. Scorrendo il suo profilo sui social si scopre che sognava di avere una bambina, desiderio insolito nella cultura imposta dai talebani che hanno preso il potere nel suo Paese di origine. Ha avuto invece con la moglie il dono di un maschietto, di soli 6 mesi. Sua moglie ora lo piange disperata. Il marito era tutto per lei, la sua vita e il suo amore, l’aiuto più grande in un paese dove è arrivata da poco, cosi estraneo e complesso per l’inserimento. In queste ore tragiche la comunità afghana dell’Alto Adige le si è stretta accanto, ma occorreranno molti concreti aiuti perché possa sostenere una vita dignitosa per se stessa e per il figlio. Ora il problema che si pongono gli amici è come avvisare l’anziana madre, che è malata e vive lontana.

Shirali Mohammadi, raccontano sempre gli amici, era un giovane profondamente credente, non fanatico, molto generoso. Ad ogni iniziativa della sua comunità offriva la sua disponibilità di tempo e anche il suo denaro per sostenere le attività comuni e per le famiglie bisognose. Una bella immagine che si ricorda di lui: in una festa a Bolzano era arrivato con un carrello pieno di vivande per condividere la gioia della nascita del suo bambino. «Era felice, perché dopo tante fatiche era riuscito a realizzare i suoi sogni: finire gli studi, avere un lavoro, sposarsi, avere un figlio, vivere soprattutto lontano dalla guerra e dalle violenze: un sogno ora infranto». La soddisfazione più grande era di potere dare un futuro al proprio bambino in un mondo più sereno di quello che aveva dovuto sopportare lui da piccolo.

«Shirali l’abbiamo perso in un tragico momento, lasciando la moglie giovane vedova e il bambino orfano. Ma possa il suo sogno continuare a realizzarsi attraverso suo figlio».













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