Merano, lacrime e incredulità per la morte di Romano Cavini
A distanza di un mese dalla scomparsa del fratello Vittorio, se n’è andato un altro grande protagonista della comunità meranese. Segretario provinciale di Confesercenti, assessore al traffico e poi consigliere di centrosinistra, prima attore e poi regista del Piccolo Teatro
MERANO. «Anche le rocce, con il tempo, si sgretolano». Con quel suo stile, ad un tempo poetico e incisivo, un mese fa aveva dato l’addio al fratello maggiore, Vittorio. Ieri Romano Cavini l’ha seguito nell’ultimo viaggio. Ha vissuto una vita piena, assalita non molto tempo fa da un male subdolo, di quelli che non perdonano e che in pochi mesi l’ha portato via. È morto l'altra mattina all’ospedale di Bolzano. Aveva ottant’anni, compiuti il 22 agosto.
Battagliero, ironico. E naturalmente istrionico: il teatro una delle sue grandi passioni. Senza tema di essere smentiti, possiamo definirlo un protagonista trasversale della nostra città. Prima come giornalista - assieme al fratello Vittorio era stato redattore de il Giorno - e poi come segretario provinciale della Confesercenti che aveva contribuito a fondare. A lungo impegnato in politica, era stato assessore al traffico (eletto con la lista Chisté) tra il 1995 e il 2000 e consigliere comunale con delega alla mobilità nel decennio successivo, sempre collocato nell’alveo del centrosinistra. Fra le iniziative, l’introduzione delle rotatorie tra le quali quella di piazza Mazzini. Sarebbe stato attento critico degli sviluppi della viabilità cittadina, non mancando di distribuire ora suggerimenti ora stilettate.
In tempi più recenti, scomparso di Mario Tartarotti, aveva assunto il ruolo di regista (e presidente) del Piccolo Teatro Città di Merano, dopo essere stato, in tempi passati, un valido e apprezzato attore. Con la compagnia aveva lavorato per conservare e consolidare il lustro di un gruppo storico, conseguendo successi a livello locale ma anche nazionale. E pure uscendo dai palcoscenici, portando in piazza le attrici vestite da dame, per visite alla città oppure in occasione di eventi come le sfilate delle auto d’epoca. O al Gran Premio che lui, grande appassionato d’ippica, ha seguito alla Tv solo pochi giorni fa dal letto d’ospedale. Oppure ancora nel corso della Passeggiata dei Sapori, appuntamento che da anni porta a queste latitudini prodotti gastronomici di qualità da tutt’Italia. Prima in città, dal Lungopassirio a piazza del Grano fino all’“esilio” di Lagundo dal quale la manifestazione, soprattutto grazie alla sua tenacia, era tornata a Merano, in via Mainardo. Negli ultimi giorni, prima che la malattia lo portasse via per sempre, era riuscito ad allestire anche la prossima edizione che potrebbe essergli dedicata.
Non aveva infatti mai smesso, Romano Cavini, neppure raggiunta la pensione, di proporre, organizzare, essere attore (quale altro termine) della vita sociale meranese. Sempre con qualche incursione politica, o aneddotica, spesso sulle pagine del nostro giornale di cui era lettore e soprattutto amico. Fra le sue righe, lo spirito d’osservazione tagliente, la vis polemica e l’umorismo ne ricalcavano la personalità.
Dei tre fratelli rimane solo Benito. La città piange Romano Cavini con commozione, assieme ai figli Tania, Aliòscia e Sofia.