la città che cambia

Merano, nell’ex magazzino la nuova casa di Asm aperta alla città»

L’architetto Roberto Busselli racconta il progetto dell’Open Space da 8mila metri cubi e vetrate verso l'ippodromo



MERANO. Quando un edificio viene abbattuto, disperde, insieme ai materiali, anche un grande carico energetico. È la sua “anima”. Poi, per ricostruirlo servono altri carichi. E dunque ancora energia. Ma c’è una via d’uscita: il riuso adattativo. Non costa di più ora, ma costerà di meno dopo. «È quello che abbiamo deciso di fare a Merano», dice Roberto Busselli dello studio Busselli-Scherer di Bolzano.

Prima periferia urbana, con a fianco l’ippodromo: l’idea era immaginare il nuovo tenendo presente la lezione già esistente, il rapporto con gli spazi. Soprattutto la luce. E poi quello che c’era prima. È cosi che da un ex magazzino nasce la sede Asm, l’azienda servizi municipalizzata. Cambia fuori ma anche dentro. «Si voleva - spiega l’architetto - ripensare il concetto stesso di open space, provando a rendere gli spazi aperti ma anche inclusivi. Che possano contenere funzioni ma poi adattarsi, rendersi flessibili».

Dalla teoria alla pratica. Sono 1.800 metri quadri di superficie con oltre 8.000 metri cubi di volume complessivo su due piani. Apertura verso l’esterno, poche barriere: su questi binari si è sviluppato il progetto. Messo in azione dalle vetrate che guardano verso l’ippodromo e che, facendo bene il loro lavoro, permettono di avere luce naturale per il maggior tempo possibile, soprattutto negli orari di lavoro e di ufficio. E poi, come ulteriore ricaduta interna, assicurare elevati standard di benessere per i collaboratori amministrativi. E ancora, un ulteriore piano progettuale: la trasparenza visiva esterna che si traduce, all’interno, con scelte di design flessibili e morbide. «Poi si è agito in modo da assicurare - aggiungono Busselli e Scherer - una citazione della destinazione d’uso precedente l’intervento». L’omaggio consiste nel mantenimento degli elementi industriali a vocazione artigianale: muri di cemento, pilastri al grezzo, molto duri. Bilanciati da finiture, al contrario, molto morbide, con arredi altrettanto inclusivi e arrotondati. La nuova sede Asm assicura la presenza di 40-50 posti di lavoro con, in aggiunta, sale marketing per le riunioni, sportelli aperti per il pubblico e infine anche degli spazi di condivisione per il personale interno alla struttura. Poi c’è lei, la scala. È probabilmente l’elemento più identitario del progetto. Una struttura elicoidale che sale al secondo piano offrendo a tutti i livelli e in ogni suo passaggio una forte connotazione materica. Busselli e Scherer hanno usato cemento gettato e ferro per fortificarla e darle spessore e poi acciaio nei cosciali sui fianchi. Un ulteriore elemento estetico viene infine offerto anche dalla sala della reception. Che è allestita come un living, un salotto buono ma con spazi notevoli, tra il grande elemento centrale squadrato e il cielo stellato. È anche così che la prima periferia meranese, a due passi dal classico ippodromo, diventa anche luogo di confronto tra l’architettura razionale e novecentesca, e quella contemporanea. Che tuttavia non rinnega nulla del passato della città. (P.CA.)

 













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