Merano

Pesticidi lungo la pedociclabile: l’allarme parte da Sinigo 

La foto di un trattore vicino alla strada fa il giro del web: «Sabato mattina, si comincia coi veleni» Mariotti (Wwf): «Servirebbe almeno una siepe per arginare l’effetto deriva, invece si sfrutta fino all’ultimo metro»


Sara Martinello


MERANO. “Nove e venticinque, sabato mattina. Si comincia coi veleni. Venti metri prima, sulla destra, ciclabile, passeggini e bambini e un altro trattore che spruzzava a due metri dalle persone”. Questa la didascalia della foto di un trattore nei campi in fondo a via Roma, appena dopo la Latteria Sociale, scattata sabato scorso e postata online da un’utente Facebook.

L’immagine ha fatto il giro della bolla ambientalista del social network. Una decina di giorni prima, i consiglieri provinciali dei Verdi hanno firmato un’interrogazione relativa all’uso di pesticidi a Merano. Sono le ultime tappe di una protesta che esattamente un anno fa aveva portato gli abitanti di Sinigo a esporre striscioni contro i fitofarmaci su balconi e facciate dei condomini, ma pure di una lotta senza quartiere da Malles al lago di Caldaro, culminata nelle accuse contro Karl Bär e Alexander Schiebel.

Coltivazione intensiva.

La denuncia via social è stata condivisa anche da Luigi Mariotti, attivista del Wwf di Bolzano, nel gruppo “No pesticidi”. Oltre 260 reazioni, cinquanta commenti, quasi cento ulteriori condivisioni. “Ci troviamo a Merano – scrive –, nella provincia dove con il metodo della coltivazione chimico-integrata viene prodotta la metà delle mele italiane. Ogni anno, in primavera, iniziano i trattamenti con sostanze chimiche. Anche lungo le strade dove transitano ciclisti e mamme con i passeggini”.

Intervistato, aggiunge che «ci vorrebbe almeno una barriera vegetale, una siepe sarebbe già qualcosa per arginare l’effetto deriva. Ma purtroppo si tende a sfruttare fino all’ultimo metro di terreno. La direttiva europea 2009/128/CE istituisce un quadro per l’azione comunitaria ai fini di un utilizzo sostenibile dei pesticidi e prevede informazione e sensibilizzazione della popolazione. Il Piano d’azione nazionale per un utilizzo sostenibile dei prodotti fitosanitari, il Pan, prevede da parte degli utilizzatori l’obbligo nei confronti della popolazione interessata e potenzialmente esposta ai rischi derivanti prodotti fitosanitari di segnalare i trattamenti con cartelli che indichino, tra l’altro, la sostanza attiva utilizzata, la data del trattamento e la durata del divieto di accesso all’area trattata. Queste informazioni consentirebbero alle persone di evitare le aree trattate e di tutelare meglio la loro salute. La coltivazione delle mele praticata in Alto Adige è molto intensiva, sfrutta praticamente ogni metro di terreno disponibile nel fondovalle. Per fare posto alla monocoltura sono stati eliminati altri habitat, come prati, boschi di fondovalle, campi di cereali e altre colture, stravolgendo gli equilibri ambientali e facendo aumentare il ricorso ai pesticidi».

I dati Ispra.

Nell’annuario dei dati ambientali Ispra si legge che nel 2017 la mole totale dei principi attivi contenuti nei prodotti fitosanitari impiegati era pari a 995,5 tonnellate, quantità salita a 1 milione e 18 mila tonnellate nel 2018. Quindi, le sostanze attive contenute nei prodotti fitosanitari distribuiti per ettaro di superficie trattabile: in Trentino-Alto Adige si parlava di 42,3 chili per ettaro nel 2012 (seguiva il Veneto con 12,6, media nazionale di 6,6); nel 2018 nella regione si arrivava a 45,7 chili per ettaro (seconda la Valle d’Aosta schizzata da 4,3 a 26 in sei anni, media nazionale 6).

«In primavera – riprende Mariotti – inizia il periodo dei trattamenti antiparassitari per contrastare gli organismi ritenuti dannosi: erbe, insetti, acari, funghi, roditori. Nel corso di un anno vengono fatti 25-30 trattamenti. Alcune delle sostanze impiegate sono pericolose per la salute umana e per l’ambiente. Ad esempio, il fungicida Captano, secondo quanto riportato sulla scheda di sicurezza, è sospettato di provocare il cancro ed è molto tossico per gli organismi acquatici con effetti di lunga durata. Il Mancozeb, per citarne un altro, può provocare reazioni allergiche cutanee e serie irritazioni agli occhi e può nuocere a un bambino non ancora nato».













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