IL CASO

Sinigo, il laghetto diventa un’emergenza sanitaria 

I residenti appoggiati dal comitato di quartiere denunciano una situazione insostenibile: «Il livello della falda sale e scende: nell’acqua che ristagna proliferano ratti e zanzare»


Jimmy Milanese


Merano. «Viviamo a due passi da un laghetto trasformato in una discarica a cielo aperto». A spiegarlo sono gli abitanti di Sinigo, in particolare i membri del Comitato di quartiere capitanati dalla presidentessa Paola Zampieri. «Fino a soli tre giorni fa il laghetto di Sinigo - dove fino a pochi mesi fa funzionava un’attività di pesca con annesso bar - era pressoché secco, ma ora con l'innalzamento della falda che corre sotto l'abitato di Sinigo, il piccolo bacino si è riempito di acqua stagnante che produce odori. Ma è anche terreno fertile per zanzare e pantegane». Il tutto a pochissimi metri dai caseggiati di via Fermi i cui abitanti si sono radunati ieri mattina per protestare verso l'amministrazione provinciale, a causa di una situazione di abbandono ritenuta non più tollerabile.

Infatti, fino all'anno scorso il laghetto era gestito da un privato che permetteva la pratica della pesca sportiva. In questo modo era possibile mantenere salubre l'area, grazie a un'opera di ossigenazione artificiale dell'acqua e un ricambio della stessa ad opera di pompe idrauliche. Tutto questo non accadrà quest'anno, visto che il gestore ha restituito alla Provincia, che ne è proprietaria, e l'intero complesso ora in fase di smantellamento. Anche a causa dell'emergenza sanitaria, i lavori stanno però andando a rilento e il pericolo è che in breve tempo il laghetto stagnante si trasformi in una bomba sanitaria. «Ogni tanto arrivano gli operai incaricati dello svuotamento dello stagno, grazie a pompe idrauliche che travasano l'acqua nei canali di scolo, perché questo bacino è dipendente dalla falda di Sinigo che si alza e abbassa di continuo – spiega Zampieri – ma dopo ogni svuotamento in poche ore il bacino si riempie autonomamente, così ritornano le emissione di odori, e proliferano ratti e zanzare».

Purtroppo, per il mantenimento in salute del laghetto è necessario l'intervento dell'uomo, in quanto il tubo di scolo naturale del bacino è posto a una altezza di oltre due metri. Infatti, affinché il laghetto provveda da sé a svuotarsi, c'è bisogno che il livello dell'acqua salga di molto, cosa che raramente accade, perché piuttosto l'acqua raggiunge un livello non superiore a pochi centimetri, esattamente la situazione ideale per lo sviluppo delle larve di zanzara.

In attesa che la zona una volta occupata dal bar ristoro venga definitivamente smantellata e bonificata, altra questione è relativa al fatto che nel complesso sono state abbandonate alcune autovetture, ma anche uno scooter e addirittura una roulotte. Mezzi forniti ancora di targa la cui rimozione richiede l'intervento giudiziario, quindi non effettuabile in autonomia dal proprietario dell'area che in questo caso è la Provincia. Tutte questioni che gli abitanti chiedano vengano risolte anche perché, a quanto pare, la Provincia sarebbe disposta a cedere gratuitamente il laghetto al Comune, a patto che questo si faccia carico di quei 2000 euro al mese, i costi di gestione per mantenere il laghetto in una situazione di salubrità.













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