“Take away” nei negozi «Servizio, non business» 

L’economia nella pandemia. Davanti ad alcuni punti vendita è possibile ritirare la merce che è stata preordinata online o con altre formule. «È un minimo segnale di attività»


Ezio Danieli


Merano. Sono una decina o forse più i negozi cittadini che continuano a vendere la loro merce grazie ad Internet oppure attraverso le possibilità offerte da Facebook o delle altre forme di nuova comunicazione. La fantasia sollecita l'ingegno in questo periodo nel quale, causa la pandemia in atto, si punta ad evitare ogni forma di contatto. I negozi, sia ben chiaro, sono tutti chiusi nel rispetto dell'ordinanza del governatore Kompatscher che ha dichiarato anche la nostra provincia zona rossa. Ma ciò che è possibile è il ritiro ovvero la consegna davanti al negozio ai clienti che abbiano preordinato la merce. I negozi rimangono comunque chiusi all’accesso dei clienti ed il pagamento non può avvenire al momento della consegna della merce.

Si tratta però comunque di una ripresa dell’attività, per quanto limitata. L’Unione commercio turismo servizi (Hds) ricorda che, attualmente, gli acquisti click&collect sono possibili solo nel proprio Comune di residenza. Il motivo è che le norme attualmente vigenti permettono di uscire dalla propria Municipalità solo per giustificati motivi.

Esempi.

Nella nostra città gli esempi della fantasia applicata al difficile momento che stiamo attraversando sono molti. Oltre una decina, forse anche di più. I titolari lo fanno per soddisfare i clienti più affezionati ma anche per fare un servizio che ritengono comunque importante. Lo si evince dalle parole di chi lavora presso Dubis di via Portici dove le serrande sono abbassate. Resta aperta la porta di ingresso al di là della quale è posizionato un tavolo che fa capire che oltre non si può andare. «Non è consentito l’accesso per acquistare. Ma non possiamo certo negare la consegna a chi desidera un piumino o una coperta che aveva ordinato già prima del lockdown e che, a causa dello stesso, non aveva potuto ritirarli. Dopo averci contattato per avere ciò che aveva comprato, può venire a ritirarlo pagando attraverso le formule che non prevedono contatti con il personale che opera nel negozio».

In via Galilei ieri mattina era parzialmente alzata la saracinesca di un negozio di abbigliamento. Poco distante la titolare Heike Matscher che è in attesa di una cliente: «C'è stato un contatto via Facebook dopo un acquisto che la persona aveva fatto quando il negozio era ancora aperto. Mi ha contattato dicendo che aveva bisogno di cambiarlo. Eccomi qua, pronta a venire incontro alle sue esigenze. Grazie a Facebook e Instagram riesco a vendere qualcosa ma la gente vuole provare il capo di abbigliamento e quindi la soluzione non è proprio ideale anche se serve per garantire un servizio prezioso. Il tutto nella speranza che la situazione possa tornare presto alla normalità dopo un anno terribile».

C'è anche chi ha affidato via Sms e WhatsApp un messaggio a tutti i clienti, ricordando che «il negozio è chiuso. Potete scrivermi via cellulare e potete ritirare la merce davanti al negozio oppure ve la consegniamo direttamente a casa vostra».

L’impegno.

Il fiduciario comunale dell'Unione Joachim Ellmenreich sottolinea «il grande sforzo dei colleghi per cercare in qualche modo di ripartire dopo la chiusura imposta. Gli affari non sono certo tali da giustificare entusiasmo ma certe forme di commercio vanno incoraggiate perché dimostrano l'attenzione dei negozianti verso il pubblico servizio. Ognuno fa quello che sembra essere più conveniente. Va sottolineato l'impegno di tutti al fine di non far morire l'attività commerciale in città. La dozzina di negozi sempre attenti alle esigenze dei clienti può sembrare una piccola cosa per una città come Merano. Posso dire che il numero è sensibilmente più alto nei piccoli paesi».













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