Traffico e overtourism L’Hgv smonta le accuse 

Turismo. L’Unione albergatori: collaboriamo per trovare soluzioni, ma non tutto dipende da noi «Bisogna migliorare le infrastrutture. E non agitare fantasmi sul numero dei posti letto» 


Simone Facchini


Merano. Lo sfondo del Burgraviato, uno dei motori del turismo altoatesino, per piantare alcuni paletti in difesa del settore sotto attacco da più fronti. Traffico, luoghi d’interesse iperaffollati, espansione edilizia: per ogni problema viene chiamato in causa il turismo. Ieri i vertici della Hgv, l’unione degli albergatori altoatesini, ha scelto Merano per lanciare alcuni messaggi: siamo parte in causa nella ricerca delle soluzioni, ma non siamo la causa di tutti i mali e non possiamo neanche risolverli da soli. Con una premessa: «Il turismo è il maggiore datore di lavoro nel settore privato in provincia. Dà un’occupazione, stagionali compresi, a 38.500 persone (dato riferito ad agosto 2019, ndr). Il 22% nel solo Burgraviato. Circa l’80% del totale è di cittadinanza italiana, solo un quinto straniera. Inoltre scoraggia l’esodo dalle zone rurali, fornendo opportunità professionali nelle zone periferiche. Con circa 2,2 miliardi di euro il turismo produce l’11% del valore aggiunto diretto in Alto Adige e il 16% dell’indotto economico. Le strutture ricettive ed enogastronomiche sono i principali datori di lavoro per gli artigiani locali e i maggiori acquirenti di prodotti agricoli del territorio». Come dire: attenzione a sparare sul turista. E su chi lo ospita.

Posti letto.

Dati snocciolati nella sala Sixtus della Forst sul Corso da Thomas Gruber, direttore della Hgv, affiancato dal presidente Manfred Pinzger. Che non ha paura di affondare su una delle questioni più delicate: «Dove c’è possibilità, perché no a nuove strutture». La Hgv individua l’ammortizzatore agli eccessi nella legge provinciale territorio e paesaggio che dovrebbe entrare in vigore il 1° gennaio, termine che potrebbe slittare a luglio: «La legge limita sensibilmente l’individuazione di nuove aree turistiche in comuni dove il settore è già sviluppato». Anche qui qualche numero fornito dall’unione albergatori: i posti letto in provincia erano 229 mila nel 1985, mille in più di oggi. Nel Burgraviato (compresi agriturismi e affittacamere) nel 1990 erano quasi 50 mila, oggi meno di 44 mila. In 54 comuni altoatesini è stata rilevata una diminuzione dei posti letto, nell’arco temporale fra il 2007 e il 2019.

Un passaggio anche sui luoghi d’interesse sovraffollati: «In certi casi si potrebbe prendere in considerazione la possibilità di limitare il numero di visitatori».

Mobilità.

L’Alto Adige ha un rapporto fra auto e abitanti fra i più alti d’Europa. «Dobbiamo cercare di spostare il traffico sui mezzi pubblici - dice Pinzger - e come Hgv collaboriamo con Sta, Trenitalia, ferrovie tedesche e austriache per incentivare la mobilità su rotaia. A inizio ottobre è stato presentato il progetto Südtirol Transfer che ci vede in prima fila: una navetta che trasporta i turisti dalle stazioni ferroviarie e dalle fermate dei bus a lunga percorrenza alle strutture ricettive. Poi servono le infrastrutture, questo è certo». Lo dice proprio mentre spunta un nuovo ricorso che potrebbe frenare ancora l’avvio dei lavori per il secondo lotto della circonvallazione, il tunnel che dovrà collegare MeBo e Passiria. «Un progetto essenziale per la mobilità nel Burgraviato» precisa Hansi Pichler, presidente del circondario Merano/Venosta della Hgv.«Ma premiamo anche per il collegamento ferroviario con la Svizzera, così come aspettiamo il raddoppio delle corse sui binari fra il capoluogo e Merano. Per incentivare l’ospite a raggiungere la destinazione evitando l’auto, bisogna offrirgli un trasporto pubblico efficiente lungo il viaggio ma anche nel territorio in cui soggiorna. Ecco perché sono importanti pure altri progetti, come il collegamento fra Merano, Tirolo e Scena». Per evitare intasamenti, la ricetta di Pichler si sposta su altri obiettivi: «Lavorare sulla stagionalità, promuovendo arrivi in periodi dell’anno meno affollati. Incentivare la permanenza media, cercando ospiti provenienti da aree geografiche più lontane. Insistere sulla qualità». E sull’espansione dell’edilizia turistica nel comprensorio? «In alcune zone siamo al limite, ma in altre c’è margine di manovra: penso alla Val d’Ultimo, all’Alta Val Passiria, all’Alta Val di Non».

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