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Violenza sulle donne, 3 richieste d’aiuto alla settimana 

La Rete compie dieci anni e traccia un bilancio. «Il fenomeno è endemico, lavoriamo sulla prevenzione» I dati sono la punta dell’iceberg. «Per affrontare il drammatico tema c’è bisogno di un profondo cambiamento culturale»



MERANO. Dieci anni, cento sedute. La Rete contro la violenza sulle donne si è riunita davanti ai media «Per un momento di riflessione su quanto fatto e per uno sguardo programmatico». Il lavoro, purtroppo, non manca. Nel 2021 le segnalazioni di casi di violenza sono state 144. Quasi tre ogni settimana, in media. Erano 116 l’anno precedente, 159 nel 2019, una manciata in meno di quelli del 2018. Segnalazioni che arrivano attraverso la compilazione di questionari dei partecipanti all’organismo. Nel cui alveo operano forze dell’ordine, settore sanitario e sociale. Le scuole. I rappresentanti della varie parti erano presenti ieri nell’aula consiliare di via Portici.

Dati che dunque dipendono anche da fattori più “burocratici”, dovuti alle diverse incombenze di chi ne è deputato. E che ne motiva le fluttuazioni. «Sono la punta dell’iceberg. Consideriamoli incompleti, ma restano dati significatici - osserva Sigrid Pisanu - che fotografano una realtà in cui la violenza nei confronti delle donne è endemica. E riflette, anche nelle declinazioni (violenza psicologica, fisica, sessuale...) i dati dell’Istat e del Dire (Donne in Rete Contro la Violenza, ndr). Pisanu, operatrice della Casa delle Donne, è la moderatrice della Rete antiviolenza che ha in Claudia Tomio l’interfaccia in municipio.

La storia del progetto.

Ed è proprio in via Portici che nel 2012 nasce la Rete. «L’allora assessorato alle pari opportunità aveva sentito la necessità di agire». Mettendo insieme una squadra. Il 2012, un anno dopo la convenzione di Istanbul (del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica). Due anni prima della ratifica della stessa convenzione da parte dell’Italia. Nel nostro piccolo, Merano ha aperto una strada poi seguita da altre istituzioni.

L’impegno del Comune.

«La violenza maschile sulle donne non ha tempo né confini, è endemica e non risparmia alcuna nazione o paese» ha esordito la vicesindaca Katharina Zeller, assessora alle politiche femminili. «Non conosce differenze socioculturali, vittime ed aggressori appartengono a tutte le classi sociali» continua Zeller « Secondo le statistiche il rischio maggiore è rappresentato da familiari, mariti e padri, seguiti dagli amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro. Secondo l'Oms una donna su cinque ha subìto, nella sua vita, abusi fisici o sessuali da parte di un uomo. L'amministrazione comunale di Merano è fermamente decisa a impegnarsi concretamente in questo preciso ambito».

Sensibilizzazione.

In Italia il femminicidio è aumentato del 10% negli ultimi 15 anni rispetto agli altri omicidi. «Ma se di fronte a un femminicidio il livello di indignazione e condanna sociale è pressoché unanime, lo stesso non si può invece dire rispetto alle altre quotidiane manifestazioni di violenza contro le donne» spiega Pisanu. «La violenza maschile sulle donne non conosce differenze socioculturali, le vittime e gli aggressori appartengono a tutte le classi sociali. Il rischio maggiore è rappresentato da familiari, mariti e padri, seguiti da amici, vicini di casa, conoscenti stretti e colleghi di lavoro».

«Questo fenomeno – precisato Tomio - è ancora troppo poco conosciuto, sia nelle sue dinamiche che nelle gravi conseguenze che esso comporta. Per affrontarlo c’è bisogno di un profondo cambiamento culturale. Bisogna attuare politiche specifiche e mirate. Bisogna partire dal sistema educativo prevedendo percorsi di educazione all’affettività e sugli stereotipi di genere. C’è bisogno di formazione delle operatrici e degli operatori sociali e sociosanitari, delle forze dell’ordine e degli amministratori». Ed è in questa direzione che lavora la Rete. Che si è espansa negli anni coinvolgendo sempre nuove realtà: in modo da conoscere il fenomeno dalle varie prospettive, per una reciproca conoscenza degli interventi, per tessere trame in ottica di prevenzione. Ultima ma non ultima, quella nelle scuole. Come nel caso della recente campagna di sensibilizzazione sulla violenza sessuale, che ha coinvolto i più giovani, anche le scuole: affrontare il tema, sfidando i tabù, fa emergere il problema. E aiuta a prevenire, o a intervenire. SIM

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