L’intervista

«Preferisco il turno di notte così di giorno sto con i bimbi»

Parla Stefanie Peslalz, mamma-infermiera: «Senza nonni, sarebbe quasi impossibile conciliare lavoro e figli. Alla fatica di tutti i giorni, si è aggiunta la paura di portare a casa il virus. Ma adesso io e mio marito siamo vaccinati»


Antonella Mattioli


BOLZANO. «I nonni? Santi subito. Se non ci fossero loro, sarebbe quasi impossibile gestire famiglia e lavoro. Quest’anno, fortemente condizionato dal Covid, è stato particolarmente duro. C’era sempre la paura di tornare a casa e infettare i nostri bimbi e cosa che sarebbe stata ancora più pericolosa, i nostri genitori. Fortunatamente, da quando io e mio marito ci siamo vaccinati, siamo più tranquilli».

Stefanie Peslalz, 32 anni, lavora come infermiera presso le Cure palliative dell’ospedale San Maurizio; suo marito è un collega impegnato nella Terapia intensiva Covid. La sua storia è comune a quella di tante altre donne - ed è per questo che abbiamo scelto di raccontarla - che gestiscono in maniera manageriale famiglia e lavoro; e nell’anno della pandemia so- no state chiamate a fare uno sforzo in più.

Lei e suo marito come vi siete organizzati?
Abbiamo due bambini: Gabriel farà i due anni ad agosto, Letizia compie domani i quat- tro. Il piccolo va al nido, la grande alla scuola materna. In autunno sono rientrata dopo la maternità e faccio part-time al 50%. Se possibile scelgo il turno di notte, così ci sono di giorno quando i bimbi torna- no a casa dal nido o dalla scuola materna. Con mio marito cerchiamo di fare in modo che se uno lavora, l’altro sia a casa. Ma non sempre è possibile.

In quei casi si ricorre ai nonni.

Non ci sono alternative. Per esempio, quando entrambi cominciamo a lavorare alle sette di mattina. Arrivano loro a prepararli e portarli rispettivamente al nido e all’asilo.

Chi organizza gli incastri tra lavoro, figli, impegni di varia natura?
Sono io a tenere l’agenda e ad organizzare la gestione familiare, incrociando i turni miei con quelli di mio marito; orari di nido e scuola materna, eventuali visite mediche e qualche attività - Covid permettendo - da fare fuori con i piccoli. A secondo delle esigenze, arrivano in soccorso i nonni: ne abbiamo quattro su cui contare.

Dura la vita di mamma-lavoratrice.
Non c’è dubbio. Quando arriva la sera sia io che mio marito siamo ko, però è anche entusiasmante. Avere dei bambini, vederli crescere, dà la carica giusta per affrontare al meglio la fatica fisica e psicologica di un lavoro come il nostro.

Ha intenzione di rientrare al 100%?
L’idea è di rientrare a tempo pieno quando i bambini andranno alle elementari. Il fatto che la mamma lavori tutto il giorno, serve a renderli indi- pendenti.

Ha scelto lei di andare a lavorare alle Cure palliative?
Ho iniziato la mia esperienza in Terapia intensiva: il reparto dove si fa di tutto e di più per tenere in vita i pazienti. L’autunno scorso, rientrando dalla maternità, ho voluto rimettermi in gioco, chiedendo di essere assegnata alle Cure palliative. Un reparto completamente diverso, dove l’obiettivo è quello di accompagnare il paziente nell’ultimo miglio della vita. Cercando di alleviare le sofferenze sue e dei familiari.

Com’è cambiato il suo lavoro causa Covid?
Prima della pandemia, i familiari potevano stare accanto al paziente, ricoverato alle Cure palliative, giorno e notte, no-stop. Adesso questa possibilità è molto limitata: l’accesso è consentito ad un parente alla volta e con una serie di precauzioni. Speriamo che al più presto si possa vaccinare l’intera popolazione. Solo così, potremo ricominciare a vivere senza paura di ammalarci e contagiare gli altri.

Cosa pensa di chi anche tra medici ed infermieri non vuole farsi vaccinare?
Provo un senso di rabbia. Li porterei a fare un giro dove lavora mio marito. Lui infermie- re di Anestesia, da novembre è in servizio nella Terapia intensiva Covid, dove si lotta per sopravvivere.

A medici, infermieri, personale sanitario in genere si chiederebbe di fare i testimonial della vaccinazione anti-Covid, non i no-vax.

È così. Per questo io e mio marito, nel nostro piccolo, facciamo propaganda per il vaccino, spingendo parenti, amici, conoscenti, vicini di casa a vaccinarsi, appena sarà possibile.













Altre notizie

immagini

Il 25 aprile a Bolzano ha anche il volto dei giovani "resistenti"

Dal corteo alle celebrazioni: ecco le foto. La giornata si è articolata in diversi momenti partendo dal palazzo municipale, quindi in via dei Vanga, a Parco Rosegger - via Marconi, al cimitero civile d'Oltrisarco e cimitero ebraico, in via Volta, via Siemens, passaggio della Memoria (via Resia), con l'intervento delle autorità. Quindi piazza IV Novembre e piazza Adriano (foto DLife)

Attualità