Caso hotel Posta, la Provincia:  «Con la tutela, lavori più cari» 

L’edificio in demolizione a Dobbiaco. L’assessora Kuenzer replica alle critiche di Urzì (FdI) e Dello Sbarba (Verdi) che parlano di «un pezzo di storia locale sacrificato» e di «operazione immobiliare con enormi benefici per il privato»


Fausto Da Deppo


Dobbiaco. L’hotel Posta a Dobbiaco non era tutelato. Ora è in corso la demolizione del complesso che risale a un secolo fa e le accese discussioni innescate dall’apertura del cantiere sono arrivate in consiglio provinciale a Bolzano. “Un edificio posto sotto tutela è più difficile da ristrutturare e farlo costa di più”, ha spiegato l’assessora provinciale Maria Magdalena Hochgruber Kuenzer rispondendo a un’interrogazione di Alessandro Urzì (Fratelli d’Italia). Kuenzer ha aggiunto che “l’edificio è privato. Con la nuova legge urbanistica, con una modifica di scopo, sarebbe stata possibile la cessione al Comune”. Ma intanto la prima risposta dell’assessora è stata stroncata da Urzì come “sconcertante”: “Gli interessi economici – ha commentato il consigliere - vengono prima rispetto a quelli della tutela del nostro patrimonio storico. L’assessora ha ammesso che è in essere un'operazione immobiliare importante e si comprende perché il vincolo non sia stato posto: perché ogni operazione di ricostruzione sarebbe dovuta essere sottoposta alla tutela della struttura originaria, quindi sarebbe stata certamente più onerosa. Ossia si è deciso di sacrificare un pezzo di storia del nostro territorio per un interesse (benché legittimo) economico”.

Urzì si è chiesto “dove è finita la politica di tutela del paesaggio e del territorio che è stata un fiore all’occhiello della Provincia per tanti anni?”. E ha concluso: “Prendiamo atto che siamo ormai alla politica del profitto a spese anche dell’identità del nostro Alto Adige. Oggi l’Hotel Posta, domani cosa ancora?”

Anche Riccardo Dello Sbarba (Gruppo Verde) ha fatto riferimento a “una grande operazione immobiliare con enormi benefici per il privato che la fa”. E ha chiesto “cosa torna al pubblico da questa operazione”, ricordando che la demolizione del Posta ha riacceso la discussione sulla necessità di conservare un edificio meritevole di tutela e sul perché esso non fosse stato inserito nella lista degli insiemi tutelati. “Questa tutela o l’inserimento negli Insiemi sono mai stati proposti per il Posta – ha incalzato Dello Sbarba - e se lo erano stati, perché non sono stati concessi?”.

Domande che si accavallano e proseguono per capire “se la Provincia avesse espresso dei pareri, se Dobbiaco avesse registrato insiemi da tutelare, se non ci fosse l’intenzione di tutelare almeno la facciata storica” del Posta.

Il caso di Dobbiaco, ha ammesso Kuenzer “ha sollevato una serie di questioni, tra cui anche il tema della tutela degli insiemi, che andrebbero inseriti anche nei Piani di sviluppo comunale. A Dobbiaco non era mai stata pensata una tutela degli insiemi per quell’hotel, mancando alcuni elementi necessari. In merito all’edificio erano previste nel piano comunale demolizione e ricostruzione. La tutela degli insiemi è vista come una ricchezza dalle organizzazioni, ma spesso anche come un onere aggiuntivo dai proprietari”. “Il fatto è che non si può e non è giusto tutelare tutto – ha spiegato Kuenzer fuori dall'aula – Gli edifici posti sotto salvaguardia in provincia sono al momento più di 1.200 ed è importante sentire e difendere il valore delle nostre radici, un valore espresso anche in questi edifici, ma occorre individuare cosa va tutelato e questa è una responsabilità dei privati proprietari delle strutture, dei Comuni che hanno sotto controllo la situazione del rispettivo patrimonio immobiliare e certamente della Provincia. Una nota positiva di sicuro è comunque emersa dalla vicenda del Posta a Dobbiaco: adesso i cittadini sono più sensibili sul tema della conservazione del patrimonio storico e architettonico”.













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Valeria Frangipane

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