l’indagine

Cinque mesi da solo nei boschi della Val Gardena prima di aggredire il fratello

Ivo Rabanser rischia la contestazione della premeditazione per il tentato omicidio della fine di ottobre: fece irruzione di notte nella casa dei familiari a Selva Gardena armato con un coltello che si era messo in tasca 



BOLZANO. Ivo Rabanser, l’uomo di 42 anni in carcere per il tentato omicidio del fratello a Selva Gardena, prima di scendere a valle per tentare di uccidere il fratello a coltellate ha vissuto per cinque mesi nei boschi. Lo ha raccontato lo stesso imputato ai propri legali. Intanto la Procura della Repubblica sembra intenzionata a contestargli - almeno formalmente - l’aggravante della premeditazione. A pesare sotto il profilo processuale è il coltello che l’uomo si era messo in tasca, progettando di fare irruzione nella notte nella casa del fratello allo scopo di accoltellarlo e tentare di ucciderlo.

La sanguinosa aggressione risale alla notte del 29 ottobre. L’inchiesta, ancora in fase preliminare, non sembra particolarmente complessa, anche se gli inquirenti non sono stati ancora in grado di ricostruire il movente del gesto. È probabile che tutto sia da mettere in relazione a profondi risentimenti per vecchi dissidi familiari. Come si ricorderà, l’imputato non aveva più avuto contatti con i propri fratelli per 25 anni.

In carcere Ivo Rabanser (difeso dagli avvocati Mara Uggè e Marco Boscarol) appare tranquillo. È un uomo consapevole della gravità del gesto commesso, ma apparentemente non mostrerebbe segni di pentimento. Sotto il profilo processuale la situazione è molto seria e anche gli avvocati difensori per il momento non hanno ritenuto di avere spazio per chiedere un ritorno dell’aggressore in libertà.

Ivo Rabanser resta dunque in carcere in custodia cautelare, così come disposto dal giudice Emilio Schönsbereg. Il provvedimento cautelare è stato deciso per pericolo di fuga e pericolo di reiterazione del reato. Che il tentativo fosse quello di uccidere è considerato evidente dalla Procura proprio per la scelta di infliggere i colpi nei pressi della zona cardiaca. Sotto questo profilo Martin Rabanser (il fratello ferito) è stato molto fortunato: una delle coltellate ha raggiunto un polmone e avrebbe potuto avere effetti molto gravi. Per fortuna non è stato così. Nel frattempo gli avvocati Uggè e Boscarol hanno chiesto al pubblico ministero di sottoporre l’imputato ad un nuovo interrogatorio nella speranza che la situazione possa essere definita con l’individuazione di un movente certo. Sullo sfondo resta sempre il sospetto che Ivo Rabanser soffra di problemi di carattere psichico. Gli avvocati intendono anche far leva sul fatto che il 42enne si sarebbe fermato nella sua aggressione, aspettando l’arrivo forze dell’ordine. Un atteggiamento che verrebbe definito «desistenza» e permetterebbe di chiedere la riclassificazione dell’accusa da «tentato omicidio» a «lesioni gravissime». In effetti Ivo Rabanser dopo aver ferito gravemente il fratello attese l’arrivo dei carabinieri nella stanza accanto a quella dell’aggressione. Se avesse voluto avrebbe potuto approfittare delle condizioni del fratello riverso sul letto e non più in grado di difendersi. Invece desistette. La difesa potrebbe anche chiedere un accertamento delle condizioni mentali dell’imputati con un incidente probatorio. Ivo Rabanser continua però a sostenere di non essere partito in bicicletta da Verona (dove curava la manutenzione di alcuni impianti sportivi dormendo in un dormitorio pubblico) con l’idea di raggiungere il fratello Martin a Selva per ucciderlo. Il viaggio in bicicletta sino in val Gardena sarebbe in realtà avvenuto in primavera e l’uomo avrebbe vissuto in totale solitudine nei boschi dell’alta val Gardena per ben cinque mesi. L’imputato avrebbe dunque vissuto in alta montagna munito solamente di una piccola tenda, ricorrendo probabilmente a battute di caccia per trovare cibo. In carcere l’uomo è comunque sempre risultato lucido e lineare, raccontando la dinamica dell’aggressione notturna secondo una logica precisa. E’ difficile che possa risultare anche solo parzialmente non in grado di intendere e di volere.

Nei cinque mesi trascorsi nei boschi Ivo Rabanser (che aveva deciso di abbandonare il lavoro di custode di campi sportivi a Verona e di trasferirsi da solitario in Alto Adige) sarebbe stato costretto a far fronte a più di una difficoltà. Riuscì a risolvere il problema dell’approvvigionamento idrico grazie all’individuazione di una sorgente che gli avrebbe permesso di non avere mai problemi di acqua anche per lavarsi. Avrebbe invece avuto qualche problema in più per trovare del cibo tanto che dopo il fallimento di alcuni tentativi di andare a caccia, si vide costretto periodicamente a scendere a valle per acquistare cibo inscatolato a basso prezzo.













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