Dubbi sulle autocertificazioni per il servizio d’emergenza
A scuola e negli asili. Segnalazioni di casi anomali in Pusteria, Bassa e a Bolzano. L’Intendenza: « Ci siamo limitati ad accettare le domande pervenute. Poche ore per fare controlli». Deeg: «Fino alla quinta dobbiamo tornare in presenza»
Pusteria. Le famiglie – i cui figli frequentano la scuola o gli asili italiani – che hanno fatto richiesta per fruire del servizio d’emergenza sono state circa 1.600 (12-13%). Nella scuola tedesca ci sono stati, invece, picchi del 29% negli asili. Per accedervi bastava compilare un modulo ma per verificare se i richiedenti avessero titolo o meno non sono stati fatti controlli incrociati, come conferma il Sovrintendente scolastico Vincenzo Gullotta: «Si è trattato - spiega - di istituire un servizio di emergenza in tempi brevissimi e quindi sono state accettate le autodichiarazioni». Tra le famiglie - e in tal senso ci sono segnalazioni dalla Pusteria, da Bolzano ma anche dalla Bassa Atesina – c’è chi ha barrato le tre caselle del prestampato pur non rientrando nelle categorie essenziali. Figli di avvocati ma anche di artigiani, edili, bancari, giornalisti. E nella maggior parte dei casi le richieste sono state accolte. «Trattandosi di un’autodichiarazione - ribadisce Gullotta - non erano previsti controlli. In linea di principio non posso che ribadire che avrei preferito garantire la frequenza a tutti i bambini per scuole dell’infanzia ed elementari. In 12 ore non potevamo certo controllare tutte le richieste e fare verifiche incrociate contattando i datori di lavoro indicati». La stessa identica situazione, tra l’altro, potrebbe crearsi tra qualche giorno, qualora il lockdown dovesse essere prolungato di un’ulteriore settimana.
La vicepresidente della Provincia Deeg: «Per asili ed elementari dovremmo tornare per tutti in presenza».
In giunta provinciale sulla questione il dibattito è continuo come spiega la vicepresidente della Provincia Waltraud Deeg: «Ho spiegato ai colleghi quanto fosse importante lasciare aperti asili ed elementari, anche in questa fase, ma ero in minoranza. Fatti salvi i casi del Burgraviato, dove era doveroso tenere chiuso un’ulteriore settimana». Ma secondo lei quale dovrebbe essere il discrimine per tenere aperto o chiuso? «Dovrebbero valere le regole delle zone rosse. E in linea generale nel resto del Paese per scuole dell’infanzia ed elementari è garantita la frequenza in presenza. Trattandosi in gran parte di servizi comunali il rischio di contagi è piuttosto basso. Assistenza e formazione in questa fascia d’età andrebbero comunque sempre garantiti».
Le categorie ritenute essenziali per prendere parte al servizio d’emergenza.
La Provincia ha stilato un elenco forse opinabile ma preciso. Per accedere al servizio d’emergenza almeno uno dei due genitori deve far parte: dei servizi essenziali del settore sanitario, dei servizi sociali e socio-sanitari, delle forze dell’ordine o di soccorso, del trasporto pubblico locale e del servizio postale, della protezione civile, del commercio di generi alimentari o di beni di prima necessità; di farmacie e parafarmacie. Può trattarsi di personale pedagogico, insegnante e di assistenza all’infanzia e collaboratori all’integrazione impegnati con l’assistenza pedagogica o la didattica in presenza o a distanza. L'accesso al servizio è stato consentito a quei bambini i cui genitori sono effettivamente in servizio fino al 28 febbraio - oppure per i comuni di Merano, San Pancrazio, Rifiano e Moso fino al 7 marzo - «e non abbiano possibilità di accudire i figli in ambito familiare, o non possano utilizzare modelli flessibili di orario di lavoro o smart working».
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