Il sindaco di Selva: è dura  ma il peggio deve arrivare 

Il punto nelle valli ladine. «Arriverà la voglia di uscire e tutti diventeranno più nervosi» «Bisogna fornire cibo alle persone in quarantena e i ristoranti sono quasi tutti chiusi» 


Daniela Mimmi


Selva. Di tutta la Val Gardena, Selva è stato il paese più colpito dal coronavirus, con un maggior numero di infettati e decessi, pur essendo molto più piccola, ad esempio, di Ortisei. Adesso deve fare i conti con tre morti e 17 casi positivi. La situazione nel paesino gardenese è tranquilla, ma il sindaco, Roland Demetz, teme che il peggio debba ancora arrivare. «Sono i primi giorni, in genere la gente per ora si comporta bene, sta in casa, anche se c’è sempre qualcuno che, soprattutto con le belle giornate, esce a passeggiare o va in montagna. La cosa è però destinata a peggiorare, perchè arriverà la voglia di uscire e tutti diventeranno più nervosi. E allora la situazione sarà ancora più difficile da gestire».

Sono arrivate richieste particolari?

«Sì, perchè comunque le ordinanze non sono sempre semplici da capire e ancora molti hanno dei dubbi. Comunque tutti sanno che non possono uscire di casa, se non per casi di necessità. Eppure ci chiedono se possono andare a fare un giro a Ortisei. No che non possono!».

Vi siete chiesti come mai Selva è il paese più colpito? Forse perché si trova proprio sul Sellaronda?

«Noi pensiamo che sia stato il caso. Qui sono arrivati uno o due turisti infetti e hanno contagiato tutti. Selva è molto vivace anche di sera, ci sono tanti locali, ritrovi, bar, la gente esce, anche dopo lo sci. È facile il contagio, soprattutto con un virus così facilmente trasmissibile».

Pensate a interventi di disinfezione?

«Al momento no. Anche perché non è facile. La notte la temperatura va sotto zero, e renderemmo i marciapiedi e le strade intransitabili. Ci stiamo informando se il sale possa essere efficace».

Al momento quali sono i maggiori problemi che dovete affrontare?

«Sono tanti, a cominciare dalle persone in quarantena a cui bisogna fornire il cibo e i ristoranti sono quasi tutti chiusi. E poi la gestione del paese, con gli uffici che non posso restare aperti, Anche noi comunque ci siamo organizzati con le riunioni in teleconferenza che per fortuna sono stati approvati dalle ultime disposizioni».

Come hanno reagito gli albergatori? Lamentele?

«No, anzi, molti alberghi erano disposti a chiudere anche prima delle ordinanze provinciali e statali. Selva è stata la prima a pensare alla chiusura anticipata della stagione».

E gli impianti? Per molti dovevano essere chiusi molto tempo prima.

«Avrei voluto vedere quelli che criticano, alla partenza degli impianti di risalita! Con centinaia di persone che si ammassavano per salire, che non accettano la fila di un’ora. Non è stato facile. Ci abbiamo provato, poi tutti hanno pensato che era meglio chiudere. Abbiamo reagito in fretta».

Tutto ciò porterà anche qualcosa di positivo?

«Ci saranno altri valori e altri problemi. Ad esempio abbiamo capito che i nostri problemi non sono solo la neve, o l’acqua o le valanghe. A questo pericolo eravamo totalmente impreparati. Il problema in Italia è che ci sono troppe prescrizioni, spesso impossibili da seguire e c’è troppa burocrazia».

Come prevede che sarà la stagione estiva?

«La situazione non tornerà alla normalità. Ci saranno molti meno turisti e non ci sarà più il problema del traffico in valle e sui passi. Quel problema non si porrà e passerà in secondo piano. Prevedo che ci vorrà un bel po’ di tempo prima che tutto torni come prima...».













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