Il racconto

«Il viaggio in Ucraina per portare scatoloni di medicinali e cibo» 

La Costa Family Foundation in missione nelle zone martoriate dalla guerra. Un viaggio di tremila chilometri tra andata e ritorno, compiuto in meno di quattro giorni



CORVARA. Un viaggio in Ucraina, su due furgoni, per portare un carico di solidarietà. Scatoloni pieni zeppi di medicinali, generi alimentari e tanto altro. Protagonisti di questa missione umanitaria i membri della Costa Family Foundation. La delegazione, partita da Corvara, è giunta a destinazione e soprattutto ha raggiunto l’obiettivo prefissato.

Il resoconto del viaggio diventa così anche un nuovo racconto di una tragedia che diventa ogni giorno sempre più drammatica. L’occasione per ricordare che la guerra, purtroppo, si combatte ancora, e che il dramma del popolo ucraino è sempre più grave.

A farcene partecipi di questo racconto è Michil Costa: «Apro la finestra, il temporale sembra sovrastarmi. Guardo lontano, oltre le montagne, e vedo quello che tutti possiamo osservare ogni santo giorno: guerre, tensioni, soprusi, minacce, consumo becero della terra. Cose arcinote, purtroppo. Vien voglia di oltrepassare lo scroscio d’acqua violento – questa estate sembra che le montagne cadano a pezzi -, assimilarne il profumo piovasco, abbracciare tutti i larici del mondo, salire su quel cocuzzolo in lontananza e abbandonarsi al pessimismo cosmico. Invece no.

Grazie all’energia di un gruppo di volontari composto da semplici cittadini, amici lontani ma sempre vicini, intrepidi cultori di un’utopia concreta fatta di azioni che si possono toccare con mano, la delegazione della Costa Family Foundation arriva in Ucraina, in prossimità del monastero di Sambir a portare un furgoncino carico di medicinali e materie di prima necessità. Sei sono i volontari che viaggiano guidando due van, uno da destinare al monastero, l’altro per tornare in Italia. Un viaggio lungo più di tremila chilometri tra andata e ritorno, compiuto in meno di quattro giorni.

Prima della partenza associazioni e onlus con le quali siamo in contatto, tra tutte Hesperia Bimbi onlus e l’associazione “Tutti insieme con gioia”, si sono date da fare per caricare le due macchine all’inverosimile. Ed ecco che gli scatoloni pieni di medicinali, la maggior parte di tipo pediatrico, generi alimentari, prodotti per la cura della persona, antiparassitari, stipano i due mezzi lasciando uno spazio minimo alle persone che affrontano il viaggio. Un saluto veloce qui a Corvara e poi via lungo Austria, Cechia, Polonia fino al confine ucraino di Korczowa, Kratovets nell’Oblast di Leopoli. I pensieri si fanno fitti come le spighe del grano che solleticano i campi. Siamo in una zona di guerra e le nuvole sembrano scomparse. Il caldo è opprimente e la guerra lontana».

Il viaggio della solidarietà mette tutti a dura prova ma l’obiettivo, ben presente nella mente di ciascuno dei partecipanti, ha il potere di rinfrancare la spedizione, «nonostante sia irresistibile il richiamo del cocuzzolo, gli amici in viaggio hanno ben saldi i piedi per terra».

Ed ecco la conclusione: «Le chiavi del van adesso sono nelle mani dell’abate Alessandro ed è già tempo di tornare indietro. Aiuti umanitari in piccole dosi, grazie a piccole azioni. Questo è quello che possiamo fare come Fondazione per cercare di limitare ogni possibile interferenza, sappiamo di che pasta è fatta l’uomo, andando di persona sul posto. E poi accada quello che deve accadere, in ogni caso un medicinale verrà usato da una persona che ne ha bisogno. Stiamo già pensando alle prossime azioni, sostenuti da un’energia che valica le montagne e ci permette di essere in contatto con persone vive, vere, instancabili e positive. La solidarietà fra donne e uomini è quello che ci nutre. Ed è proprio così, come scrive la poetessa ucraina Lina Kostenko, per chi ha le ali, il suolo non serve, se non c’è terra, ci sarà il sole. Un Giulan, grazie, a tutti gli amici della Fondazione che ci stanno sostenendo e aiutando. Avrete presto nostre notizie».













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